La Nuova Sardegna

Oristano

«No al Serd nella nostra strada»

di Davide Pinna
«No al Serd nella nostra strada»

Il Servizio per le dipendenze si trasferirà in via Antioco Casula, la preoccupazione dei residenti

01 marzo 2020
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ORISTANO. Il Serd, servizio Assl per le dipendenze, si trasferisce in via Antioco Casula, zona residenziale tra via Cagliari e la zona artigianale dell’ingresso Nord. Fra i residenti esplode il malumore per gli effetti che la nuova struttura potrà avere sulla vita del quartiere. Anche all’interno dello stesso condominio che lo ospiterà l’assemblea si è spaccata, anche se alla fine a malincuore più di un residente ha tirato i remi in barca per paura di dover affrontare una causa legale o di inasprire i rapporti con i nuovi ospiti.

Tutto era partito con una manifestazione d’interesse pubblicata dalla Assl nel novembre 2017. Secondo gli uffici amministrativi, i locali di via Pira che oggi ospitano il Serd non erano più adeguati. Allo stesso tempo gli altri immobili dell’Ats non avrebbero le caratteristiche adeguate e non rispondono alle norme antincendio. Alla fine era arrivata una sola offerta, ritenuta non congrua, così si avviò un’indagine di mercato e come un jolly dal mazzo spuntò l’immobile al pianterreno del condominio al civico 5 che in passato aveva ospitato il consultorio.

Dopo varie procedure, si trova l’accordo su un canone di affitto da 22mila euro l’anno e ad aprile 2019 la proprietà dell’immobile invia all’Assl la documentazione sull’agibilità e la sicurezza, specificando: «Le dichiarazioni di conformità degli impianti all’epoca dell’agibilità non sono state emesse in quanto non vigeva l’obbligo e non esiste impianto antincendio». Stavolta però l’Assl non sembra far caso più di tanto alla questione, tanto che con una determina del giugno 2019 l’azienda sanitaria autorizza l’acquisizione dell’immobile e la stipula del contratto di affitto, della durata di sei anni, rinnovabili per altri sei.

Nel frattempo viene superata l'iniziale contrarietà dell’assemblea condominiale: «All’inizio si oppose alla realizzazione di un locale pubblico al pianterreno – spiega l’avvocatessa Cristina Puddu, che rappresenta il condominio – e dopo un tentativo fallito di mediazione, la proprietà dell’immobile da affittare avviò un’azione giudiziaria. Nel frattempo però, si è svolta una seconda votazione e la maggioranza dell’assemblea stavolta ha deliberato favorevolmente al cambio di destinazione d’uso dell’immobile. A quel punto ovviamente l’azione giudiziaria è decaduta».

Intanto tra gli altri residenti della via e del rione, sin dai mesi scorsi, ha iniziato a farsi strada un po’ di preoccupazione che in qualche caso sfocia addirittura in protesta, anche se il timore di esporsi è tale che nessuno vuole rilasciare dichiarazioni apertamente. Il pensiero che va per la maggiore è che quella sia tutto tranne che una zona adatta a ospitare una struttura del genere. «Mancano sicurezza per chi risiede e privacy per gli assistiti. Non vogliamo discriminare però è una situazione che non ci rende tranquilli», spiega un gruppo di residenti di via Casula e delle strade vicine.

C’è però anche chi segue la via della prudenza: «Non auspico nessuna sollevazione coi forconi né mi preoccupo perché arriva il Serd – spiega un’altra residente abitante della via –. La preoccupazione ci sarebbe stata con qualsiasi servizio pubblico. Chiedo all’Assl che si gestisca l’afflusso dell’utenza e le aperture dell’ufficio in maniera tale da minimizzare l’impatto sui residenti e che sia fornita adeguata vigilanza perché il parchetto adiacente non diventi una “sala d’attesa” a cielo aperto per chi arriva da fuori città. Insomma, vorrei che l’accoglienza degli utenti del servizio fosse coordinata con le esigenze di chi vive in questa zona».

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