La Nuova Sardegna

Oristano

Asili privati in difficoltà, «Senza le rette è la fine»

di Michela Cuccu
Asili privati in difficoltà, «Senza le rette è la fine»

Una serie di strutture che si occupa dei più piccoli lancia il grido d’allarme Impossibilitate a lavorare da inizio marzo le cooperative che li gestiscono

02 aprile 2020
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ORISTANO. La chiusura prosegue, ininterrottamente, dal 5 marzo e fra i gestori degli asili nido privati è forte la preoccupazione di non poter superare le conseguenze di una fermata delle attività così prolungata. «Sono giorni molto difficili: chiudere ha significato cancellare gli introiti e per noi che viviamo solo dalle rette pagate dai genitori che affidano a noi i loro bambini, è un disastro». Stefania Deidda è la presidentessa della cooperativa che gestisce “Il grillo parlante” che circa un mese fa ha trasferito l’attività dal capoluogo a Santa Giusta, nella sede dell’asilo nido del Comune. Dice: «Temo che non ci saranno forme di sostegno sufficienti per far fronte a questa lunga inattività. Contrariamente alle scuole paritarie, che, anche se private, hanno il supporto dello Stato, rischiamo di dover chiudere definitivamente».

È un problema serio che parte da lontano e che oggi si sta rivelando in modo devastante. Gli asili nido privati che non comprendono anche la scuola dell’infanzia, non hanno mai ottenuto il riconoscimento come scuole paritarie, dunque, sono esclusi dai finanziamenti statali. «È un controsenso – denuncia Stefania Deidda –, anche da noi si svolge attività didattica ed educativa. I nido rappresentano infatti il primo approccio con la scuola per i bambini fino ai tre anni».

Gli asili privati, del resto, sono una realtà importante e molto diffusa e assolvono alla carenza di posti nelle strutture pubbliche, spesso infatti, gestiscono asili comunali attraverso gare d’appalto. Solo in città ne esistono due, dato che Il grillo parlante ora si è trasferito nella vicina Santa Giusta. «Da noi le rette sono più alte rispetto agli asili pubblici, ma viviamo esclusivamente di questo e dalle rette non dobbiamo ricavare solo i nostri stipendi, ma anche le spese che sono tante, ad esempio, gli affitti che spesso sono molto alti e vanno pagati anche se l’attività è ferma. Poi ci sono i contributi che abbiamo dovuto comunque versare, le bollette, il materiale necessario alle attività quotidiane – prosegue – insomma, in cassa non è rimasto nulla». Le preoccupazioni per il futuro sono enormi. «Siamo una cooperativa e stiamo ancora cercando di capire in che modo e se potremmo usufruire degli ammortizzatori sociali».

Il problema in realtà riguarda tutte le strutture che esercitano privatamente queste attività, quindi anche micronido, ludoteche, baby parking, che oltre ad assicurare un importante servizio, danno lavoro a tantissime persone e che ora sono in enormi difficoltà. Gli asili privati della Sardegna, nel frattempo, hanno anche costituito un gruppo social “Asili nido, scuole e servizi per l’infanzia Sardegna uniti contro covid 19” per tenersi in costante contatto e fare fronte comune.

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