La Nuova Sardegna

Oristano

La risposta del commercio si chiama “compra locale”

di Valentina Atzeni
La risposta del commercio si chiama “compra locale”

Alcune attività del centro storico fanno rete e conquistano clienti sui social Il racconto dei protagonisti su com’è cambiato il loro modo di lavorare

09 aprile 2020
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Pensare al proprio orticello non basta più. L’emergenza ha toccato nel profondo le piccole attività, che hanno dovuto tenere fuori i clienti e cercare di barcamenarsi per resistere. Fare rete è un modo per non mollare la presa. L’hanno capito alcuni commercianti, che stanno facendo della collaborazione la loro arma vincente, creando un intreccio di prodotti locali che ha il profumo della buona volontà. Parola d’ordine: compra locale.

«Ho pensato che arrendersi sarebbe stata la scelta sbagliata. Volevo e dovevo trovare il lato positivo anche in un momento buio come questo – dice Alessandro Soriga, titolare della salumeria evoluta Cibum nel centro storico –. Ho pensato di iniziare a cambiare l’offerta del mio locale, proponendo anche prodotti acquistati nelle altre attività del centro storico, reinventandoli».

Nasce così, ad esempio, il cornetto salato fatto con una base acquistata poco più in là, nella pasticceria Deligia di Alessio Frau e farcita con degli ottimi salumi. E anche in via Figoli le delizie non mancano: il pasticcere rinnova infatti la proposta e, oltre ai dolci, propone la pizza bianca, condita con la caciotta acquistata proprio nella salumeria Cibum. Uno scambio di ruoli non usuale ma che fa venire l’acquolina in bocca. «Di certo non riusciremo a smuovere l’economia con questi piccoli acquisti, ma l’intento è quello di creare una rete – afferma Alessio Frau –. È un modo per rialzarci, uno stimolo per contrastare la crisi. Vorremmo che più commercianti si unissero a noi», continua il pasticcere, sostenendo che l’acquisto locale, oltre a essere più rapido, garantisce qualità, specie laddove si cerca un prodotto di nicchia.

L’intento, infatti, è anche quello di destare la curiosità del cliente tramite la realizzazione di prodotti più ricercati. E i clienti rispondono. Complice l’uso dei telefonini costantemente connessi, il loro numero in alcuni casi è andato aumentando grazie a coloro che si sono interessati per la prima volta a una di queste attività tramite i social.

Nella rete c’è anche Stefano Figus, titolare dell’enoteca Dispensas di via De Castro. «Non vendiamo prodotti trasformati, ma abbiamo deciso di promuovere i nostri vini immortalandoli in compagnia di cibo locale». Allo stesso modo una pizza consegnata a domicilio dalla Pantera è rigorosamente accompagnata dalla foto di una birra, anch’essa portata direttamente a casa dai titolari della birroteca Il gatto con gli stivali.

Certo, non per tutti è facile prendere parte all’iniziativa: un ruolo importante lo ha il genere di attività che si gestisce. «Non abbiamo avuto scelta se non quella di abbassare la serranda – afferma Giancarlo Piras, titolare insieme a Diego Aresti, del Temple wine bar –. Ma non ci siamo fermati: stiamo investendo il tempo nella formazione». I nuovi progetti che accompagneranno la riapertura iniziano a fare capolino, ma sulla scelta dei prodotti da proporre prossimamente ai clienti non ci sono dubbi: «Per aiutarci – dice – abbiamo deciso di dare più spazio alle aziende vinicole sarde».

Chi può, intanto, continua con le consegne a domicilio. «Abbiamo notato un cambiamento nell’atteggiamento delle persone – dichiara Alessandro Soriga –. Sono tutti più gentili, più cordiali. Sia quando riceviamo messaggi per gli ordini sia nei pochi secondi in cui ci si incontra per le consegne». Impossibile vedere i sorrisi sotto le mascherine, ma gli sguardi e le parole raccontano di una lotta combattuta insieme. «Siamo felici di poter migliorare le giornate dei nostri clienti tramite i nostri prodotti» aggiungono in coro.

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative