La Nuova Sardegna

Oristano

«Tutta la classe in un monitor»

di Roberta Fois
«Tutta la classe in un monitor»

Professori e dirigenti scolastici raccontano la loro esperienza di lezioni senza i banchi davanti

19 aprile 2020
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ORISTANO. Non ci sono più le campanelle a scandire gli orari delle lezioni e nemmeno il vociare allegro degli studenti negli androni. Ci sono schermi, telefonate, videoconferenze e notifiche. Anche in provincia gli insegnanti di tutti gli istituti continuano a impegnarsi per consolidare la didattica a distanza e costruiscono un nuovo modo di fare scuola con lezioni che vengono adattate al confinamento domestico.

Sono tanti i metodi utilizzati dai docenti per arrivare nelle case dei loro studenti, dal registro elettronico alle piattaforme social. Da google a Skype, da youtube a Zoom fino ad arrivare a Whatsapp. Nulla di inventato comunque rispetto a quanto avviene altrove. Il mezzo di comunicazione più usato dai giovani si rivoluziona e diventa un potente strumento didattico, come racconta Dolores Sanna, docente di italiano dell’Istituto tecnico Mossa che spiega come anche lei, fin dai primissimi giorni di chiusura abbia riplasmato le sue lezioni trasferendole dai banchi di scuola alla famosa piattaforma di messaggistica istantanea: «È un metodo adatto anche a chi non è molto tecnologico e non ha un personal computer – ha raccontato –. Con Whatsapp posso utilizzare il linguaggio dei ragazzi e rispettare i tempi delle lezioni, inoltre posso mantenere un rapporto con loro non freddo né distaccato».

La risposta c’è e gli studenti partecipano attivamente anche grazie a dei piccoli espedienti. «Invio loro degli audio con le spiegazioni e tengo alta l’attenzione – prosegue – attraverso giochi come quello in cui devono individuare l’errore in ciò che ho appena spiegato con una sorta di gara. Questo li obbliga e li invoglia a studiare e partecipare. C’è chi risponde in maniera eccellente e tra questi ci sono anche quelli che in classe non erano tra i più bravi».

L’orario interno delle lezioni viene rispettato, ma gli studenti possono contattare la loro insegnante durante l’arco della giornata per chiarimenti. «Non stiamo facendo niente di eccezionale se non il nostro dovere – ha concluso la professoressa Sanna –. Non è un gioco, è una cosa seria e bisogna evitare di caricare gli alunni con troppi compiti».

Se gran parte dei docenti stanno dimostrando il loro impegno nel tener viva la scuola, non mancano le difficoltà sia per loro che per gli studenti. Se da una parte vi è un maggiore carico di lavoro e la necessità di stare connessi per gran parte della giornata, dall’altra c’è il rischio che la didattica a distanza non stia raggiungendo tutti. «Tutti i docenti si sono attivati da subito in varie forme – racconta Pino Tilocca, dirigente scolastico del liceo classico De Castro –. La risposta degli studenti è altissima. Bisogna stare attenti che la didattica a distanza non diventi una forma di esclusione per chi non ha connessione o un’oggettiva difficoltà. In questi casi è necessario concordare con le famiglie degli interventi, così che i ragazzi non restino indietro».

Tante le scuole oristanesi che si sono attivate per offrire in comodato d’uso agli studenti in difficoltà i computer presenti nei diversi istituti e per attivare le procedure previste per abbattere queste barriere ma, inevitabilmente, ci sarà qualcuno che resterà indietro. Tra gli aspetti critici c’è anche quella riguardante l’insegnamento di materie pratiche dove si apprende all’interno dei laboratori. «Abbiamo avviato le procedure per come ci è stato possibile. Eravamo impreparati – aveva raccontato pochi giorni dopo la chiusura delle scuole Gian Domenico Demuro, dirigente scolastico dell’istituto don Deodato Meloni –. Abbiamo iniziato subito ad attivarci attraverso i coordinatori e gli insegnanti lavorano individualmente, ma per le materie laboratoriali la presenza in classe è quasi indispensabile».

La digitalizzazione è però diventata inevitabile. «I nostri colleghi insegnanti stanno facendo un ottimo lavoro e stanno lavorando per un maggior numero di ore – ha spiegato la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo numero 4 di Oristano, Giuseppina Loi –. In molti avevano già dimestichezza con le diverse piattaforme che utilizzavano abitualmente anche alle elementari e alla scuola dell’infanzia. Il contatto diretto è il sale della scuola, ma l’innovazione tecnologica è ormai inevitabile. La tecnologia è un mezzo che può battere le barriere, siamo insieme anche se distanti».

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