La Nuova Sardegna

Oristano

Il sacrificio del partigiano di Terralba

di Enrico Carta
Il sacrificio del partigiano di Terralba

Alla vigilia della festa della Liberazione, una ricerca storica su Gesuino Manca

24 aprile 2020
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TERRALBA. Sarebbe dovuto essere ricordato pubblicamente, ma la sua storia la si può per ora solo leggere. Grazie al lavoro da storico dell’avvocato Gesuino Loi, Terralba può riscoprire le vicende di un suo concittadino oggi sconosciuto ai più. Lo fa a 75 anni di distanza dalla sua morte e alla vigilia del 25 Aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, perché la storia di Gesuino Manca si intreccia con quelle incresciose della mussoliniana Repubblica di Salò, dell’occupazione tedesca dell’Italia e con quella di riscatto e di valori democratici figlia invece della Resistenza che a quella barbarie si oppose.

Gesuino Manca, classe 1917, nato quando il padre era sul fronte della prima guerra mondiale, fu fucilato da partigiano davanti al muro esterno del cimitero di Udine – si era sposato e viveva da qualche anno a Cavasso Nuovo –. L’aveva portato lì, assieme ad altri 22 compagni di prigionia e di brigata partigiana, una camionetta. Guidati da un ufficiale nazista, i repubblichini agli ordini di Benito Mussolini, avevano voluto occuparsi direttamente dell’eliminazione del gruppo di partigiani che era stato protagonista nella battaglia di Monte Rest tra le forze della resistenza e le truppe naziste e fasciste della Repubblica di Salò. La rappresaglia scattò perché una brigata partigiana assaltò il carcere in cui erano stati rinchiusi i partecipanti di quello scontro dell’ottobre 1944.

La fucilazione fu eseguita l’11 febbraio del 1945 e il giorno prima Gesuino Manca, nome di battaglia Figaro, scrisse una lettera alla moglie: «Mia carissima moglie, oggi sono stato condannato a morte. Io del male non ne ho fatto a nessuno; se qualcuno crede che gliene abbia fatto, mi perdoni. Io ho sempre sperato e pregato il Signore, e anche tu pregalo per me. Prega Dio che la nostra bambina cresca buona e sana, e che ricordi sempre il suo papà che le voleva tanto bene come a sua mamma e alla nonna e a tutti i familiari. Fides mia carissima, quando ti sarà possibile farai sapere ai miei cari il mio destino. Io muoio giovane ma nella serenità del Signore, rassegnato, contento e sereno. Tieni conto di questa mia lettera fino all’ultimo respiro della tua vita. Quando ti sarà possibile, portami un mazzo di fiori e io ti sarò presente e risentirò la tua cara voce. Mando in questo momento estremo particolarmente a te e alla bambina una moltitudine di baci, grandi come la terra e il mare. Addio Fides! Fatti coraggio».

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