La Nuova Sardegna

Oristano

amianto 

L’appello degli ex esposti «Noi due volte a rischio»

L’appello degli ex esposti «Noi due volte a rischio»

ORISTANO. L'amianto continua a uccidere. Sono numeri impressionanti quelli contenuti in un rapporto diffuso dall’associazione ex esposti a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle vittime dell'amian...

26 aprile 2020
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. L'amianto continua a uccidere. Sono numeri impressionanti quelli contenuti in un rapporto diffuso dall’associazione ex esposti a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle vittime dell'amianto del 28 aprile. Ogni anno si calcola che in Sardegna siano un centinaio le persone che muoiono o si ammalano a causa della micidiale fibra del materiale che fino a trent’anni fa, prima che una legge lo mettesse al bando, era largamente utilizzato in tantissimi settori, dall'edilizia alla meccanica. Se in Italia ogni anno muoiono di mesotelioma e asbestosi 4 mila persone, in Sardegna si stima che i decessi annuali siano un centinaio, mentre, a Oristano, negli anni sono 100 i morti certificati in questi anni. Cifre sottostimate, secondo l'Areas di Oristano «a causa di mancanza coordinamento registrazione dati regionali e per motivi legislativi del diritto alla riservatezza anche in provincia segnaliamo l'aumento di decessi per esposizione ambientale alla fibra», denuncia il presidente, Giampaolo Lilliu «ad esempio, di recente, una signora di 82 anni è deceduta per mesotelioma pleurico patologia certificata dalle strutture sanitarie, nonostante la signora che in tutta la sua vita non avese mai lavorato in settori a rischio amianto. Purtroppo in questi ultimi giorni in piena emergenza coronavirus abbiamo salutato per sempre un amico dell'associazione, stroncato dal mesotelioma». Fino all'inizio degli anni Novanta, nel raggio di pochi chilometri, nell'Oristanese erano attivi due impianti per la produzione di manufatti d'amianto: la Sardit di Oristano e la Cema Sarda di Marrubiu: «Erano le uniche fabbriche di questo tipo in tutta l'isola – dice Lilliu – per questo per gli ex esposti, Oristano e Marrubiu, sono le città simbolo della lotta, prima contro l'impiego dell'amianto, oggi per avere più controlli sanitari sulle persone e bonifiche del territorio dall’eternit>. Per gli ex esposti, l'emergenza sanitaria di questi mesi rappresenta grande preoccupazione. «Siamo consapevoli del dramma sanitario sociale ed economico che il Paese sta vivendo causa pandemia - dice Lilliu- per noi l'apprensione è anche maggiore: siamo infatti considerati soggetti ad alto rischio di contagio in quanto oltre l'età anagrafica, tutti abbiamo superato i 70 anni, il coronavirus colpisce la stessa parte del polmone che viene interessata dalla fibra killer amianto la quale fibra ha la caratteristica di avere anche 40 anni di latenza».(m.c.)

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative