La Nuova Sardegna

Oristano

Ristoratori perplessi: «Troppe incertezze, non ha senso aprire»

di Stefano Sulis
Ristoratori perplessi: «Troppe incertezze, non ha senso aprire»

Domani molte serrande rimarranno ancora abbassate Preoccupano le limitazioni di spazio e le norme sanitarie

17 maggio 2020
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ORISTANO. È arrivato il tanto agognato semaforo verde per bar e ristoranti: da domani sarà possibile riaprire, ma quanti realmente tireranno su la serranda? Pochi se si considera il parere degli operatori oristanesi, perché per ora è l’incertezza che vince. La mancanza di linee guida chiare a poche ore dal via libera e il timore di una riapertura infruttuosa rappresentano il denominatore comune. «Viste le condizioni che si prospettano non pensiamo di riaprire nell’immediato – le parole di Paolo Serra, titolare del ristorante Blao –. La speranza è che venga presa in considerazione l’idea di una revisione delle normative. Poi, essendo il nostro anche il ristorante di un hotel, dovremo valutare come e quando riaprire, ma in una situazione simile diventa impossibile pianificare il lavoro dei prossimi mesi. I decreti cambiano continuamente e molte disposizioni sono senza cognizione di causa e prive di chiarezza. Francamente dubito anche che una situazione del genere invogli la gente ad andare in ristorante, perciò l’auspicio è che si comprendano realmente le difficoltà del settore».

La psicosi da contagio, inoltre, resta una fattore tutt'altro che remoto. «Credo che frenerà molte persone nelle prossime settimane. Noi continuiamo a investire nelle nostre attività, ma temo che saremo penalizzati ancora per diversi mesi – la riflessione di Francesco Scintu, titolare del Brix –. Pensiamo di riaprire a giugno, nei prossimi giorni faremo servizi a domicilio e valuteremo la situazione, ma al momento non ci sono le condizioni necessarie per la riapertura della sala. In una realtà come la nostra, dove si lavora veramente per uno o due giorni alla settimana, mentre nei restanti la clientela è poca, non possiamo permetterci di non utilizzare tutto il locale. Al tempo stesso, però, dovremo farci trasportare dagli eventi: le scadenze e la scarsità di tutele ci costringeranno a riaprire per una questione di sopravvivenza, in attesa di tempi migliori. Il problema principale è stata la mancanza di chiarezza, ci è capitato di non sapere come comportarci e questo perché decreti e protocolli spesso sono stati poco chiari, alcuni punti restano di libera interpretazione e parlando con dei colleghi ho notato come anche loro siano disorientati. Preferiamo tergiversare nei primi giorni, anche perché se la curva del contagio dovesse risalire saremmo obbligati a richiudere e questo comporterebbe la nostra morte definitiva».

La corsa contro il tempo alla ricerca di linee guida certe accomuna gli operatori del settore. «Escludo di riaprire domani, non vedo come sia possibile – spiegano i gestori del ristorante Pepe Nero –. Mancano anche i tempi tecnici per adeguarsi alle nuove normative, perciò preferiamo aspettare qualche settimana ed evitare il rischio di una sanzione. Almeno fino a giugno continueremo con il servizio da asporto».

Linea condivisa da Mauro Cruciani, titolare della pizzeria Nababbo, secondo il quale alla luce delle norme stabilite non esistono le condizioni per effettuare il servizio ai tavoli. Riflessioni e prese di posizione che certificano la distanza tra gli auspici e la realtà di un settore che intravede davanti a sé un futuro ancora nebuloso.

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