La Nuova Sardegna

Oristano

Corsa degli scalzi in dubbio, i fedeli sono divisi

di Valentina Atzeni
Corsa degli scalzi in dubbio, i fedeli sono divisi

Solo ad agosto si saprà se per la prima volta l'evento di Cabras in onore di San Salvatore non si terrà come tradizione

16 giugno 2020
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CABRAS. La Corsa degli Scalzi difficilmente a settembre si terrà. Sarebbe la prima volta nella sua lunga storia. Il sindaco Abis ha ribadito che la decisione finale verrà presa solo ad agosto. I fedeli si dividono tra chi non vuole accettare lo stop e chi si è quasi rassegnato a dover attendere il prossimo anno per indossare il saio bianco. «Mio nonno raccontava che neanche la guerra era riuscita a fermare la Corsa – dice Antonello Vacca, 36 anni – mi auguro che si possa trovare una soluzione. Per rispettare la tradizione e accompagnare il santo al villaggio preferirei che si facesse senza la presenza del pubblico ai lati della strada. Se poi dovesse esserci il veto per l'assembramento di tutti gli 800 curridoris in corsa – conclude – sarei felice di vedere la statua trasportata da una rappresentanza simbolica di pochi uomini o con un mezzo meccanico».

La tradizione ammette la partecipazione quasi esclusiva dei nativi del paese, facendo eccezione per chi ormai, vivendo a Cabras da tempo, si è integrato al punto da sentirla propria. È il caso di Mauro Piras, 57 anni, originario di Santa Giusta, residente a Cabras da ventun anni. «Dopo il matrimonio io e mia moglie abbiamo vissuto inizialmente a Santa Giusta. Ho sempre visto la corsa degli scalzi con lei, nata invece qui. Mi emozionavo al punto da essere sicuro che se mai mi fossi trasferito a Cabras anche io avrei voluto partecipare».

E così è stato: da diciotto anni Mauro fa parte del quarto gruppo e nel 2026 sarà il presidente del Comitato organizzatore. «Io la corsa la farei, non credo che ci sia un effettivo rischio di contagio ormai, specie fra tre mesi. Mi dispiacerebbe solo per chi invece ha dovuto rinunciare nei momenti più intensi dell’emergenza, come Cagliari per Sant’Efisio». Tra i corridori c’è anche chi ha lasciato Sardegna per motivi di lavoro ma non manca alla Corsa degli Scalzi per niente al mondo. «Le mie ferie sono già nei calendari dei clienti anche quest’anno, e coincidono rigorosamente con il primo fine settimana di settembre – afferma Maurizio Zaccheddu, 42 anni, che da sedici vive a Milano e corre per San Salvatore dal 2000 – ricordo ancora quando, con i miei compagni di muda, andai a parlare con tziu Michei per l’iscrizione» dice con non poca commozione per la recente scomparsa dell’uomo, un pilastro per ogni corridore. «Per quest’anno - continua il giovane che ha vissuto nel cuore della zona rossa - sono combattuto tra il desiderio di portare avanti la tradizione e l'oggettiva difficoltà nel gestirla. Vorrei che se non si potesse correre si facesse qualcosa di simbolico, per annunciare che la nostra fede e devozione va oltre il desiderio di apparire. Ognuno potrebbe fare un pellegrinaggio solitario scalzo, quasi come il Cammino di Santiago».
 

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