La Nuova Sardegna

Oristano

Lampis: «Omodeo, non è inquinamento ma un fatto naturale»

di Maria Antonietta Cossu
Lampis: «Omodeo, non è inquinamento ma un fatto naturale»

Ieri sopralluogo dell’assessore con i tecnici Arpas Pronte le prime analisi. I sindaci: «Bonifiche necessarie»

04 luglio 2020
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NUGHEDU SANTA VITTORIA. Lo stato di degrado delle acque riscontrato in diversi punti dell'Omodeo, alle foci del Tirso e del Taloro sarebbe riconducibile a un fenomeno naturale ipertrofico dovuto alla mancata ossigenazione che caratterizza i tratti in secca degli affluenti del lago. Lo ha dichiarato ieri l'assessore all'Ambiente Gianni Lampis nel corso di un sopralluogo svolto insieme agli amministratori del Guilcer e del Barigadu, alla Forestale e ai tecnici Arpa lungo il tratto del Taloro che scorre in località Lochele. L'esponente della giunta Solinas ha affermato che in base ai dati rilevati dall'agenzia di protezione ambientale si possono escludere cause legate alla presenza di sostanze inquinanti. L’esito non ha sorpreso i rappresentanti istituzionali del territorio che si aspettavano un’indagine limitata ai parametri classici dei nutrienti, dei pesticidi, alla domanda chimica e biologica dell'ossigeno e ai test batteriologico e tossicologico. Lo davano per scontato e per questo sono partiti lancia in resta sollecitando indagini a più ampio spettro. A rappresentare l'urgenza di sondare tutte le possibili cause il consigliere comunale di Bidonì, Daniel Fadda, che non ha nascosto le riserve sul primo responso emerso dai rilievi dell'Arpa. «Se si analizzano i valori dei nutrienti è normale aspettarsi un processo di eutrofizzazione algale – ha rilevato – invece è necessario andare più a fondo indagando tutti gli elementi chimici, a cominciare da metalli pesanti e idrocarburi». Il direttore dell'Arpa Davide Zaccheddu e la biologa Cristina Tola Masala hanno spiegato che la metodologia seguita è di fare analisi mirate in base alla natura del problema ma non hanno escluso altri tipi di valutazioni e un supplemento d'indagine. La stessa disponibilità l'ha mostrata l'assessore Lampis, che ha accolto la richiesta dei sindaci e ha promesso ulteriori approfondimenti. Ciononostante l'amministratore regionale ha raccomandato ai sindaci cautela nell’usare toni allarmistici in assenza di elementi concreti che comprovino l'inquinamento ambientale. «In questo momento le evidenze tecnico-scientifiche riconducono a un fenomeno naturale, tuttavia la Regione non sottovaluta il problema», ha assicurato Gianni Lampis. All’assessore ha replicato l'amministratrice di Sorradile Piera Fadda puntualizzando che «i residenti sono terrorizzati da ciò che vedono». Al contrario, gli amministratori si sono fatti portavoce delle preoccupazioni delle loro comunità. «La salubrità delle acque interne destinate all'irrigazione di mezza Sardegna ha delle conseguenze dirette sull'economia agricola e zootecnica e su ciò che arriva nelle tavole dei consumatori. Secondo noi non può essere solo un fenomeno naturale».

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