La Nuova Sardegna

Oristano

Porticciolo, lavori monchi e addio ai maxi yacht

di Davide Pinna
Porticciolo, lavori monchi e addio ai maxi yacht

Impossibile effettuare il dragaggio del fondale per cui ci vogliono 20 milioni Si faranno solo le opere a terra. Le grandi imbarcazioni non potranno attraccare

25 luglio 2020
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ORISTANO. Nel 2015, dragaggio e ristrutturazione del porticciolo turistico di Torregrande erano le parole d’ordine dell’opposizione comunale. Allora era il centro destra e, in prima fila in una manifestazione pubblica contro la giunta Tendas, che aveva perso il finanziamento regionale per la riqualificazione, c’era l’attuale sindaco Andrea Lutzu. Cambiano i primi cittadini, ma non il risultato: il dragaggio del fondale non si farà e tutti i fondi regionali per la riqualificazione del porticciolo saranno impiegati per il recupero delle opere terrestri.

La spesa per la pulizia del fondale è troppo costosa e troppo urgenti le opere in superficie. Inoltre, e lo scrivono gli uffici comunali, c’è il rischio che la Regione ritiri il finanziamento, dato che le opere dovrebbero essere completate entro il 2023. È l’ennesimo capitolo di una storia pasticciata, fatta di lungaggini che dal 2008 hanno coinvolto ben tre giunte comunali (Nonnis, Tendas e Lutzu) e un commissario straordinario. Di 13 anni fa è il primo progetto, di 9 il primo finanziamento che venne prima ritirato e poi reintrodotto: in tutto questo tempo non si è ancora arrivati alla progettazione esecutiva e ora, col fiato sul collo per il pericolo di un secondo definanziamento, si decide di dirottare tutti i fondi sulle opere strutturali.

Il dragaggio – utile perché il fondale troppo basso non consente il passaggio di imbarcazioni di grosse dimensioni – arriverà quando ci saranno le risorse, ma ce ne vogliono davvero tante e trovarle non sarà facile. Le stime si aggirano sui 20 milioni, anche perché il materiale è inquinato e non può essere semplicemente pescato e spostato, ma va conferito in discarica. Gli uffici del Comune sono più propensi all’idea di fare degli interventi limitati al dragaggio di alcune corsie di accesso, necessarie per le manovre di barche a vela e yacht con un grosso pescaggio, ma ritengono che la priorità vada assegnata alla ristrutturazione dei manufatti e agli impianti a terra.

Sarà così? Per avere certezze si può guardare solo al passato col primo progetto affidato a un geometra oristanese nel 2008 e approvato dalla giunta comunale ben dieci anni dopo, a marzo del 2018. Con quest’ultima delibera venne approvato un progetto di fattibilità tecnica ed economica di 5 milioni e 520mila, diviso in due lotti: il primo riguardante le opere strutturali, da 1 milione e 200mila, il secondo, da 1 milione e 800mila, il dragaggio. Il 12 marzo 2019 veniva assegnata a due aziende campane la progettazione esecutiva. Quando le due imprese avviarono i rilievi preliminari, si resero conto che le strutture in cemento armato sono messe molto peggio di quanto fosse lecito pensare e che anche gli impianti sono in condizioni critiche

C’è un altro problema: i lavori vanno completati entro il 2023, ma il dragaggio devono essere autorizzate con una Valutazione d’Impatto Ambientale. Una procedura lunga e complessa, che rischia di ritardare ulteriormente i lavori e di far perdere i 5 milioni della Regione. C’è poi anche la questione del finanziamento relativo al dragaggio, sufficiente a realizzare soltanto un intervento pilota, come aveva denunciato in un’interpellanza del settembre 2019 il consigliere comunale Peppi Puddu, allora all’opposizione e oggi in maggioranza con Fratelli d’Italia. Così, il Comune, dopo aver informato la Regione, decide direttamente di rinunciare a quell’intervento, rinviandolo a tempi migliori. Le due aziende campane, ora, si dedicheranno alla redazione di un progetto che riguarderà solo le opere strutturali e gli impianti – quasi 4 milioni di lavori –. Gli yacht e le grandi barche a vela dovranno aspettare.

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