La Nuova Sardegna

Oristano

L’abito bianco, il cuore di Cabras

L’abito bianco, il cuore di Cabras

La preparazione del vestito per la corsa degli Scalzi negli anni è diventata parte di una tradizione intoccabile

05 settembre 2020
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CABRAS. L’arte del cucito unita alla passione e alla fede. Il risultato si fissa nella storia, e si ricongiunge con la tradizione. Anna Pinna, cabrarese doc, grazie alle doti perfezionate con un corso di taglio e cucito di tanti anni fa oggi è una delle poche donne del paese che confeziona “s’abbidu”, l’abito bianco indossato dai corridori durante la Corsa degli Scalzi. «Ho cucito il primo quindici anni fa, per mio marito Efisio, e da allora non ho più smesso» racconta Anna Pinna, che aveva cucito copiando l’abito originale di suo suocero, fino ad allora utilizzato dal marito. Anna ricorda di essersi presentata da ‘tzia Marianna’, Marianna Camedda, una delle donne anziane e più esperte, per farsi dare un giudizio e capire se avesse fatto un buon lavoro. «Le portai il mio secondo abito, quello che feci per mio figlio Lorenzo, e ‘tzia Marianna’ mi disse che era troppo ampio rispetto a quello tradizionale, quindi modificai il mio cartamodello. Fu sempre lei – aggiunge la donna – a insegnarmi a preparare i cordini che servono per legare i due lembi del colletto, ma purtroppo se ne è andata prima che imparassi a fare la parte terminale del cordone che i corridori stringono in vita». Anna, che quando si accomoda al tavolo da lavoro trascorre intere giornate a cucire, vorrebbe insegnare a qualcuno l’antica arte, ma non è facile trovare giovani leve. «L’abito tradizionale era quello che usavano le confraternite, molto più semplice e senza pizzi – spiega – oggi invece mi chiedono soprattutto quelli con il pizzo». Il metodo di realizzazione è piuttosto preciso. «Per prima cosa preparo le maniche, poi il carrè, la porzione superiore, quindi unisco tutto al saio». Fiero di lei suo figlio Lorenzo, che ammette il lato positivo di avere in casa una sarta personale. «Quello che uso attualmente è il terzo abito realizzato da mia madre, ma inizia a starmi piccolo e penso che per il prossimo anno le chiederò di confezionarmene un quarto». Quest’anno però, Lorenzo e tutti gli altri corridori non riportano il loro saio a casa intriso del sudore della Corsa. Il fiume bianco di uomini scalzi non percorre i sentieri polverosi del Sinis. Bisognerà attendere il prossimo anno per rivivere una festa completa, fatta di abbracci, di sofferenza e di devozione. Quella che il popolo di Cabras vivrà anche con le celebrazioni religiose, precedute dal novenario di preparazione. Domani, nella piazza del villaggio di San Salvatore, si terranno due messe, alle 10.30 e alle 18.00. Senza la statua del Santo. Per tutti comunque idealmente presente. (va.atzeni)

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