La Nuova Sardegna

Oristano

Inchiesta amianto, prime archiviazioni

di Michela Cuccu
Inchiesta amianto, prime archiviazioni

Riguardano le denunce presentate dalle associazioni degli esposti. Va però avanti l’inchiesta voluta dalla Procura

25 ottobre 2020
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ORISTANO. Doveva essere l’occasione per far chiarezza sulle eventuali responsabilità per le tante morti correlate all’amianto registrate in provincia. La magistratura ha però archiviato le posizioni di alcuni degli indagati di uno dei filoni dell’inchiesta nata da un esposto presentato nel 2012 dall’Associazione ex esposti amianto. Si conosce poco del provvedimento adottato dal Gip Silvia Palmas, ma solo che nasce da un aspetto tecnico: le posizioni degli stessi indagati erano già state archiviate nell’inchiesta aperta dalla Procura e ancora in corso. «Si tratta di un aspetto tecnico che dobbiamo ancora esaminare», si limita a dire l’avvocato Giannella Urru, legale di Areas. «Ovviamente, confidiamo molto nell’inchiesta della Procura», aggiunge. Al centro delle due inchieste ci sono due aziende ormai chiuse dal 1994 ma che operarono a partire dagli anni Settanta, dando da lavorare a più di 300 persone: la Sardit di Oristano e la Cema Sarda di Marrubiu. Quando, nel 1992, il Parlamento approvò la legge 257 che metteva al bando l’amianto, riconosciuto responsabile di gravissime malattie, come il mesotelioma pleurico e l’asbestosi, le due fabriche dovettero cessare la produzione di manufatti in cemento amianto, il cui utilizzo era molto diffuso perché particolarmente economici.

Le due fabbriche si portano con sè una scia di oltre trenta morti già riconosciuti e di altrettanti ex dipendenti attualmente malati di asbestosi e mesotelioma. Solo dopo molte battaglie condotte dall’associazione ex esposti, gli ex dipendenti dei due impianti ottennero di poter usufruire di una vigilanza sanitaria, indispensabile per monitorare il loro stato di salute.

Ma non è tutto, perché poi ci sono casi mai associati all’amianto e alle sue fabbriche. In diverse occasioni proprio Lilliu aveva riferito di persone molte per patologie amianto correlate che pur non lavorando nei due stabilimenti al centro dell’inchiesta, abitavano relativamente vicine. Decessi che sono quindi rimasti oscuri anche per la giustizia che comunque, continuerà a lavorare.

Nel 2017, sempre il Gip Silvia Palmas, aveva respinto la richiesta di archiviazione delle inchieste presentato dal pm Marco Ulzega. Accogliendo l’opposizione che era stata presentata dalle avvocate Giannella Uru e Roberta Rodin, la giudice ordinò di proseguire con le indagini per la richerca dei responsabili di omicidio colposo plurimo, sulla base denuncia che era stata presentata contro ignoti. Nonostante la recente archiviazione, Il caso amianto resta però aperto. Proprio per questo motivo i legali dell’associazione sperano che l’inchiesta aperta dalla Procura porti alle conclusioni attese: individuare i presunti responsabili e portarli a processo.

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