La Nuova Sardegna

Oristano

Amianto, associazioni deluse

Amianto, associazioni deluse

Per l’archiviazione di parte dell’inchiesta da parte del Gip del Tribunale

30 ottobre 2020
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ORISTANO. «Siamo fortemente delusi per la decisione del giudice di archiviare una parte del procedimento»: come era prevedibile, per Areas, la parziale archiviazione di uno dei rami dell’inchiesta aperta nel 2012 nel tentativo di far chiarezza sulle morti per amianto, è un boccone difficile da ingoiare. Giampaolo Lilliu, presidente dell’Associazione ex esposti amianto, firmatario dell'esposto, affida a un breve comunicato il suo commento sulla vicenda.

«Continuiamo ad avere fiducia nella magistratura e ci auguriamo che si vada al più presto a un processo utile a dare risposte alla nostra domanda di giustizia – si legge – per i familiari delle vittime amianto e per gli ex lavoratori delle fabbriche della morte oggi ex esposti che vivono con la paura di ammalarsi di mesotelioma pleurico».

Una preoccupazione, quella di ammalarsi per coloro che hanno lavorato nei due stabilimenti al centro delle due inchieste, Sardit e Cema Sarda, che non solo si è affievolita con il passare degli anni, ma anzi, si è accentuata durante la pandemia. Scrive infatti Lilliu: «Oggi questa paura e maggiore a causa della pandemia covid19 che ci preme ricordare interessa la stessa parte del polmone che viene colpita dalla fibra amianto».

Si conosce poco del provvedimento adottato dal Gip del tribunale di Oristano, Silvia Palmas, che ha archiviato le posizioni per alcuni degli indagati, essendo già state archiviate nell’altra inchiesta, partita su iniziativa della Procura e ancora in corso. Al centro delle due inchieste ci sono due aziende ormai chiuse dal 1994 ma che operarono a partire dagli anni Settanta, dando da lavorare a più di 300 persone: la Sardit di Oristano e la Cema Sarda di Marrubiu.

Quando, nel 1992, il Parlamento approvò la legge 257 che metteva al bando l'amianto, riconosciuto responsabile di gravissime malattie, come il mesotelioma pleurico e l'asbestosi, le due fabbriche dovettero cessare la produzione di manufatti in cemento amianto, il cui utilizzo era molto diffuso perché particolarmente economici. Le due fabbriche si portano con sè una scia di oltre trenta morti già riconosciuti e di altrettanti ex dipendenti attualmente malati di asbestosi e mesotelioma. Morti sulle quali, ancora oggi, i familiari delle vittime attendono con ansia si faccia chiarezza. (m.c.)

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