Malato di Sla da sfrattare, a processo 15 manifestanti
di Enrico Carta
Terralba, nel 2016 impedirono all’ufficiale giudiziario di consegnare l’atto Sui social fu organizzato un presidio per fermare l’esecuzione del provvedimento
16 dicembre 2020
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TERRALBA. Dentro la casa c’era un malato di Sla. Fuori un cordone di persone arrivato sin lì per fermare l’ingresso dell’ufficiale giudiziario che doveva consegnare al proprietario un provvedimento di sfratto. Il caso di un ex pescatore di 54 anni, che si ritrovò a non poter pagare il mutuo dopo l’insorgere della malattia, riempì le cronache di qualche tempo fa sino al suo epilogo. Il 10 novembre 2016 ci fu però un episodio che ritorna di attualità oggi che di anni ne sono passati quattro. Quel giorno, tramite un’iniziativa sui social network, fu organizzato un sit in che doveva servire per impedire che il procedimento venisse portato avanti.
Quel giorno, i manifestanti riuscirono nel loro intento, ma la giustizia chiede ora loro il conto e così in quindici si ritrovano sotto processo davanti al giudice monocratico Giovanni Battista Simula. Il reato contestato dal pubblico ministero Daniela Caddeo è doppio, ma il primo capo d’imputazione, quello di aver organizzato una manifestazione pubblica non autorizzata, riguarda solo una di loro ovvero Roberta Modena, 54 anni originaria di Castelfranco dell’Emilia e residente a Simaxis. Fu quest’ultima a chiamare a raccolta tramite il suo profilo social i terralbesi e gli abitanti dei paesi vicini per partecipare al presidio che aveva l’obiettivo di fermare lo sfratto.
Le altre quattordici persone a processo sono invece accusate, assieme alla stessa Roberta Modena, di interruzione di pubblico servizio e sono Gino Melis, 39 anni di Cagliari; Riccardo Bosa, 32 anni di Cagliari; Mauro Deidda, 36 anni di Nuoro; Marcella Corda, 57 anni di Cagliari; Vittorio Susinno, 28 anni di Palermo; Mauro Caria, 60 anni di Terralba; Giuseppa Patta, 67 anni di Samugheo e residente a Solarussa; Gabriele Trincas, 29 anni di Cagliari; Simona Ulgheri, 44 anni di Oristano; Andrea Sardara, 23 anni di Pula; Rita Mulliri, 63 anni di Mandas; Vittorio Bollani, 48 anni di Quartu Sant’Elena; Monica Casu, 54 anni di Oristano. Furono irremovibili sia nel momento in cui l’ufficiale giudiziario provò a fare il suo ingresso in casa del malato con in mano l’atto sia nel momento in cui lo stesso ufficiale giudiziario chiese l’intervento dei carabinieri.
Questi ultimi tentarono inutilmente di far desistere i manifestanti, anche facendo capire che avrebbero avuto dei guai giudiziari in seguito al loro atteggiamento. Non usarono le maniere forti, ma l’arte della persuasione non sortì effetto e così l’ufficiale giudiziario tornò indietro senza aver potuto compiere la sua missione. Da qui l’imputazione di interruzione di pubblico servizio per cui sono finiti sotto processo.
Quel giorno, i manifestanti riuscirono nel loro intento, ma la giustizia chiede ora loro il conto e così in quindici si ritrovano sotto processo davanti al giudice monocratico Giovanni Battista Simula. Il reato contestato dal pubblico ministero Daniela Caddeo è doppio, ma il primo capo d’imputazione, quello di aver organizzato una manifestazione pubblica non autorizzata, riguarda solo una di loro ovvero Roberta Modena, 54 anni originaria di Castelfranco dell’Emilia e residente a Simaxis. Fu quest’ultima a chiamare a raccolta tramite il suo profilo social i terralbesi e gli abitanti dei paesi vicini per partecipare al presidio che aveva l’obiettivo di fermare lo sfratto.
Le altre quattordici persone a processo sono invece accusate, assieme alla stessa Roberta Modena, di interruzione di pubblico servizio e sono Gino Melis, 39 anni di Cagliari; Riccardo Bosa, 32 anni di Cagliari; Mauro Deidda, 36 anni di Nuoro; Marcella Corda, 57 anni di Cagliari; Vittorio Susinno, 28 anni di Palermo; Mauro Caria, 60 anni di Terralba; Giuseppa Patta, 67 anni di Samugheo e residente a Solarussa; Gabriele Trincas, 29 anni di Cagliari; Simona Ulgheri, 44 anni di Oristano; Andrea Sardara, 23 anni di Pula; Rita Mulliri, 63 anni di Mandas; Vittorio Bollani, 48 anni di Quartu Sant’Elena; Monica Casu, 54 anni di Oristano. Furono irremovibili sia nel momento in cui l’ufficiale giudiziario provò a fare il suo ingresso in casa del malato con in mano l’atto sia nel momento in cui lo stesso ufficiale giudiziario chiese l’intervento dei carabinieri.
Questi ultimi tentarono inutilmente di far desistere i manifestanti, anche facendo capire che avrebbero avuto dei guai giudiziari in seguito al loro atteggiamento. Non usarono le maniere forti, ma l’arte della persuasione non sortì effetto e così l’ufficiale giudiziario tornò indietro senza aver potuto compiere la sua missione. Da qui l’imputazione di interruzione di pubblico servizio per cui sono finiti sotto processo.