La Nuova Sardegna

Oristano

Ai sindaci pacche sulle spalle e promesse

di Michela Cuccu
Ai sindaci pacche sulle spalle e promesse

Delusione tra i primi cittadini che ieri hanno manifestato in consiglio regionale: «Mancano fatti concreti e immediati»

17 dicembre 2020
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CAGLIARI. Erano partiti entusiasti, convinti di strappare qualcosa di più concreto. Invece ieri mattina, i sindaci dell’Oristanese, andati a Cagliari per denunciare sotto la sede del consiglio regionale l’inadeguatezza della sanità pubblica del territorio e chiedere un’inversione di rotta, hanno trovato parole, solidarietà e comprensione dai consiglieri regionali del territorio, qualche promessa, ma niente di più. «Ci hanno ascoltato, ma ci diremo soddisfatti solo di fronte ad azioni concrete», è stato il commento di Andrea Lutzu, primo cittadino di Oristano che ha guidato la missione nel palazzo di via Roma. A Lutzu ha replicato il consigliere regionale Emanuele Cera: «Hai annunciato che non era un’iniziativa contro qualcuno, invece lo è perché vanno individuati i responsabili della distruzione della sanità oristanese».

Ad accogliere la delegazione, oltre al presidente del Consiglio Michele Pais, c’erano i consiglieri regionali del territorio, alcuni dei quali ricoprono anche l’incarico di sindaco, come Domenico Gallus che oltre a essere presidente della commissione regionale alla Sanità, guida il Comune di Paulilatino, che a metà ottobre, all’inizio della seconda ondata, lui stesso aveva messo in lockdown per i troppi contagi.

Sono quindi interlocutori che conoscono alla perfezione gli effetti catastrofici delle scelte regionali, che hanno eroso la sanità del territorio, ma ieri certo non sono stati in grado di dare le risposte che i sindaci in trasferta si aspettavano per restituire all'Oristanese una sanità accettabile. Molto diversa da quella che ha visto il pronto soccorso del San Martino, l’unico per tutta la provincia, chiuso per quasi due mesi e che solo nella tarda mattinata di ieri ha ripreso a funzionare per tutte le urgenze.

I sindaci invece si sono sentiti ripetere cose che sapevano già, come il piano illustrato da Domenico Gallus per rendere libero dal covid il San Martino, dove oggi sono presenti diversi focolai, attraverso il trasferimento dei contagiati non gravi negli ospedali di Bosa e Ghilarza o delle misure, illustrate dalla consigliera Annalisa Mele, che saranno chieste all’Areus per attivare la mobilità di emergenza e consentire il trasferimento nella fase pandemica, dei medici ospedalieri verso le strutture in maggiore difficoltà. Quasi a dire «mettere una pezza» alla gravissima carenza di personale, anche di infermieri che investe la Sardegna. Annalisa Mele non ha risparmiato critiche sulla gestione del San Martino: «Se si è arrivati a questo punto è evidente che l’organizzazione non è stata all’altezza della situazione».

Tutto questo metre i consiglieri dell’opposizione, Diego Loi, che è anche sindaco di Santu Lussurgiu, e Alessandro Solinas, ritenevano che l’incontro fosse «l’occasione per individuare il punto dal quale ripartire». Tanto più che i sindaci sono arrivati con le idee chiare, come Renzo Ponti, di Nurachi: «Per risolvere i problemi oggi serve un Mario Draghi della sanità oristanese». Richiesta, quella della nomina di un commissario straordinario per l’Assl non nuova e che non è caduta nel vuoto. «Proponeteci, se c’è, un esperto per il territorio», è stata infatti la risposta di Francesco Mura, consigliere regionale e sindaco di Nughedu Santa Vittoria, paese colpito pesantemente dalla pandemia, con 49 casi, oltre il 10 per cento della popolazione.

Scontento dell’esito del vertice anche il sindaco di San Vero Milis, Luigi Tedeschi, che aveva chiesto interventi urgenti «Per ristabilire livelli accettabili della sanità pubblica ormai smantellata, com’è avvenuto da noi dove hanno chiuso l’ambulatorio di igiene pubblica, costringendo i residenti ad andare a Tramatza». Pesantissime sono state le critiche per la politica sanitaria arrivate dal sindaco di Cabras, Andrea Abis, che ha chiesto non solo interventi per l’emergenza, ma anche per la sanità territoriale che ha definito «In stato di abbandono». Sulla stessa linea Sandro Pili, primo cittadino di Terralba: «Chiediamo maggiore attenzione per restituire alla collettività ospedali degni di questo nome e per garantire l’assistenza sul territorio». Non sono mancate le denunce sulla lentezza degli interventi: «Ci sono pazienti covid lasciati soli a casa», ha segnalato la sindaca di Arborea, Manuela Pintus.

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