La Nuova Sardegna

Oristano

Inchiesta Ippocrate, la procura presenta appello

Inchiesta Ippocrate, la procura presenta appello

Concorsi e assunzioni sospette nella sanità, i pm contro il non luogo a procedere per un indagato

04 giugno 2021
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ORISTANO. Già durante la lettura della sentenza al termine dell’udienza preliminare, i pubblici ministeri avevano detto a voce alta in aula che avrebbero impugnato il provvedimento e presentato appello. Poche settimane dopo, la procura compie il passo annunciato, nuovo segnale di uno scontro giudiziario che non tarderà ad accendersi nel processo legato all’inchiesta Ippocrate, quella che ha messo nel mirino la vecchia gestione della sanità targata Partito dei Sardi.

Il giudice Salvatore Carboni, accanto ai tredici rinvii a giudizio per chi, a vario titolo, è accusato di corruzione, frode in pubbliche forniture, omissione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzo di segreto di ufficio all’induzione indebita nel dare o promettere utilità, aveva stato deciso per il non luogo a procedere dell’ex consigliere regionale Gianfranco Congiu, difeso dagli avvocati Pasquale Ramazzotti e Mario Gusi.

Il giudice non l’ha ritenuto imputabile e pertanto il suo nome era finito fuori dal processo che inizierà l’8 luglio e da ogni imputazione. I pubblici ministeri Armando Mammone e Marco De Crescenzo però hanno impugnato il provvedimento del giudice per le udienze preliminari Salvatore Carboni perché ritengono che Gianfranco Congiu abbia fatto parte del sistema e che, grazie alla sua posizione privilegiata di consigliere regionale, sia stato in grado di bloccare la consegna di una serie di atti richiesti dalla Commissione consiliare Sanità in Regione, proprio per verificare la provenienza dei lavoratori che venivano assunti dall’Assl durante la precedente gestione amministrativa.

Secondo le ipotesi della procura, i vincitori dei concorsi e gli assunti – spesso con contratti a termine – provenivano in gran parte dalle zone in cui alta era l’influenza politica del PdS che mirava così a creare un proprio bacino elettorale tramite il meccanismo “lavoro in cambio di voti”.

A Gianfranco Congiu veniva contestata l’omissione di atti d’ufficio, reato che il giudice ha ritenuto non commesso. Da qui la sentenza di non luogo a procedere che ora viene appella. Sarà la Corte d’Appello di Cagliari a decidere se confermare il provvedimento o dare ragione alla pubblica accusa. Difficilmente ciò avverrà prima dell’8 luglio. (e.carta)

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