La Nuova Sardegna

Oristano

«Mesi prima di assumere altri medici»

di Michela Cuccu
«Mesi prima di assumere altri medici»

Il commissario dell’Ats Temussi incontra i sindacati dopo la riunione saltata martedì, ma non offre certezze

10 giugno 2021
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ORISTANO. Tanta disponibilità, ma nessuna certezza su come e quando saranno risanate le voragini negli organici degli ospedali e delle altre strutture della sanità pubblica dell’Oristanese che ieri ha vissuto un’altra giornata da incubo con persone in attesa al Pronto soccorso anche per dieci ore. L’argomento del giorno era però un altro: 24 ore dopo la bufera scatenata con la sua non partecipazione al vertice convocato dal prefetto Fabrizio Stelo, il commissario straordinario dell’Ats, Massimo Temussi, ieri pomeriggio ha finalmente incontrato i sindacati.

Riunione in videoconferenza, durata quasi due ore, ma con pochi risultati. Il commissario, che per prima cosa si è scusato con i suoi interlocutori per aver fatto saltare la riunione di martedì, ha infatti preso tempo, rimandando a un secondo incontro che si terrà fra due settimane, le risposte al quesito principale: le nuove assunzioni. Affiancato dal direttore sanitario dell’Ats, Giorgio Carboni, ha ascoltato le richieste dei segretari della Cimo, Giampiero Sulis; di Anaao Assomed, Luigi Curreli; dell’Arooi, Giuseppe Obinu e delle Funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil, Cristina Pompianu, Marco Efisio Pisano e Michele Zucca. Ieri è infatti emerso che da parte dell’Ats sarebbe ancora in corso una ricognizione su tutte le aziende sanitarie sarde per vagliare i reali fabbisogni.

Solo ultimate queste verifiche, Temussi ha assicurato che si procederà alle nuove assunzioni, che nel caso del personale medico, come hanno fatto notare i sindacati, si sarebbero già potute effettuare, considerando che alcuni concorsi come nel caso di Medicina interna e Radiologia, sono già stati conclusi. Ieri è stato ribadito come al San Martino, i reparti in maggior sofferenza, legata alla mancanza di personale, non soltanto medico ma anche infermieristico e tecnico, siano Anestesia, Radiologia, Pronto soccorso e Pediatria.

Temussi non ha mai parlato di ricorso a medici in affitto per tappare le falle di reparti come il Pronto soccorso – questione sulla quale tutti gli Ordine dei medici della Sardegna hanno chiesto ufficialmente un incontro all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu –. I reparti rischiano la chiusura, ma il commissario dell’Ats ha parlato solo di «soluzioni tampone», senza entrare nei particolari, ma anzi prospettandone l’avvio a luglio o a settembre, essendo in corso un confronto proprio con l’assessore alla Sanità.

Alla notizia di un probabile slittamento delle nuove assunzioni, tra i sindacalisti è calato il gelo. «Significa che le soluzioni all’emergenza arriveranno comunque in ritardo rispetto all’urgenza che stiano affrontando», ha detto il segretario del Cimo, Giampiero Sulis. Temussi ha inoltre anticipato come la linea dell’Ats vada verso un’accelerazione, considerato anche l’ingresso in fascia bianca, della ripresa dell’attività dei poliambulatori. Ha poi confermato che da luglio partirà il nuovo assetto delle Assl, annunciando che, contemporaneamente, cesserà il suo mandato alla guida dell’Ats. Quando però, il segretario dell’Assomed, Luigi Curreli, ha chiesto chiarimenti sul budget di ogni Assl, considerato che se fosse calcolato in base alla spesa corrente, all’Assl di Oristano, con pochissimo personale, non arriverebbero le risorse per le nuove assunzioni, Temussi, si è tenuto nuovamente sul vago.

Dalla riunione è emersa la proposta, avanzata dal segretario dell’Arooi, Giuseppe Obinu, di superare, attraverso incentivi in busta paga, la scarsa appetibilità di Oristano come sede di lavoro per gli specialisti. Su questo, il Commissario si è detto possibilista ma ha spiegato che la decisione spetterebbe comunque all’assessorato. «I vuoti di organico sono legati al mancato ricambio del personale – dice Cristina Pompianu, seretaria provinciale di Fp Cgil –. Temussi ha confermato che negli ultimi cinque anni, sono andati in pensione dalla sanità pubblica 891 lavoratori mai sostituiti. È un numero pari al 20 per cento delle dotazioni organiche generali. È necessario recuperare il tempo perduto perché altrimenti i cittadini non avranno a disposizione un servizio sanitario pubblico adeguato. Tuttavia aver aperto un tavolo di confronto è stato già un risultato».

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