La Nuova Sardegna

Oristano

Impianto dei rifiuti «Dipendenti a casa e lavoro a rischio»

di Davide Pinna
Impianto dei rifiuti «Dipendenti a casa e lavoro a rischio»

La Cgil lancia l’allarme e accusa il Consorzio Industriale In pericolo il posto di 17 dei 34 impegnati a Masangionis

05 dicembre 2021
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ORISTANO. «Trentaquattro lavoratori lasciati a casa e preoccupazioni per i numeri degli occupati in futuro». La Cgil lancia l’allarme sul futuro dell’impianto di Masangionis. Un mese fa la sezione Lavoro del tribunale aveva dato ragione al Consorzio Industriale, respingendo gli addebiti formulati dall’organizzazione di tutela dei lavoratori in merito a una possibile condotta antisindacale. La vertenza relativa al futuro dei trentaquattro lavoratori impiegati nella linea della plastica dell'impianto di trattamento rifiuti di Masangonis, però, in questo mese ha visto parecchie evoluzioni e ora il sindacato confederale cerca di ribaltare la situazione, con un ricorso e con una diffida rivolta al Consorzio per l’immediato rinnovo dei contratti.

La novità principale è che, a metà novembre, il Cipor ha fermato la linea della plastica, interessata da un intervento di ammodernamento. «Il contratto dei lavoratori – spiega il rappresentante della FP-Cgil Simone Spahiu – è scaduto il 30 novembre e ad oggi non ci risulta sia stato rinnovato». Operai a casa dunque, cosa che, da quando l’impianto è funzionante, non era mai accaduta: «Negli anni scorsi, il contratto a tempo veniva rinnovato prima della scadenza. Avevamo chiesto alla dirigenza del Consorzio di utilizzare, durante la chiusura dell’impianto, le ferie accumulate dai lavoratori, invece hanno deciso per ora di lasciarli a casa senza stipendio, lasciandogli l’unica opzione di chiedere l’indennità di disoccupazione».

Il fatto, secondo il sindacato, è che il rinnovo contrattuale sarebbe un obbligo per il Consorzio Industriale, imposto dall’accordo di prossimità firmato nel 2019 che prevede varie deroghe in favore dell’ente alla normativa sui contratti a tempo determinato in cambio della garanzia di rinnovi sino al 2024. «Se prima, con l’accordo di prossimità rispettato, il giudice non aveva riscontrato una lesione dei diritti sindacali – spiega l'avvocato Roberto Martani, che segue la Cgil nella vertenza –, ora la nostra interpretazione è che la violazione ci sia».

L’impianto dovrebbe riprendere la sua attività a metà gennaio, ma la preoccupazione della Cgil è che almeno metà dei trentaquattro lavoratori impiegati sino al 30 novembre non venga assunta nuovamente. I lavori di ammodernamento, infatti, consentiranno allo stabilimento di Masangionis di lavorare su un solo turno, anziché su due, come avvenuto sinora: perciò, a meno di un inaspettato incremento delle tonnellate di rifiuti conferiti al Consorzio, basterebbero le prestazioni di soli diciassette lavoratori.

Nel frattempo il Consorzio Industriale ha concluso la procedura concorsuale, avviata lo scorso agosto e all’origine dello scontro con una parte delle rappresentanze sindacali, per l’individuazione proprio di diciassette operai da impiegare nella linea della plastica di Masangionis.

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