La Nuova Sardegna

Oristano

omicidio colposo 

Schiacciato da un rullo sulla 131 Dcn, l’accusa chiede sei condanne

di Enrico Carta
Schiacciato da un rullo sulla 131 Dcn, l’accusa chiede sei condanne

GHILARZA. Per il pubblico ministero Marcello Floris è una morte che merita giustizia e quella giustizia la si trova punendo i colpevoli. Sono sei le richieste di condanna per l’incidente sul lavoro...

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GHILARZA. Per il pubblico ministero Marcello Floris è una morte che merita giustizia e quella giustizia la si trova punendo i colpevoli. Sono sei le richieste di condanna per l’incidente sul lavoro che avvenne nel settembre del 2013 lungo la 131 dcn, dove alcuni operai stavano bitumando il manto stradale. Fu allora che Fabiano Murgia, operaio di 26 anni di Oniferi, trovò la morte schiacciato da un rullo. L’accusa è di omicidio colposo, ma il tipo di responsabilità che viene attribuito a ciascuno dei sei imputati è differente.

Al processo sono emerse tutte le differenze e anche l’entità delle pene richieste, rispecchia questo aspetto. Per Paolino Mereu, il guidatore del rullo che travolse e schiacciò il giovane operaio, la pubblica accusa ha sollecitato quattro anni. È la stessa pena richiesta per Paolo Riva, direttore tecnico dei lavori, mentre le altre richieste si sono fermate più in basso: tre anni e mezzo per Giovanni Bernardis, che era il direttore tecnico dei lavori di quell’appalto; tre anni per Antonio Cancellu, responsabile della seconda ditta impegnata in una parte dei lavori; due anni e mezzo per Luciana De Barba, legale rappresentante della ditta Vidoni di Tavagnacco, quella che aveva in carico i lavori per conto dell'Anas; e ancora due anni e mezzo per Enrico Atzeni, funzionario dell'Anas che ovviamente era la madre dell’appalto.

Per l’accusa ci sono quindi responsabilità dirette o indirette di tutti gli imputati sia di chi materialmente rimase coinvolto nell’incidente perché guidava il rullo sia di chi aveva in gestione il cantiere in tutte le sue sfaccettature. L’accusa non è rimasta sola, perché le sue tesi, ovvero la carenza di sicurezza nel cantiere e la poca preparazione garantita ai lavoratori impegnati nel portare avanti l’opera, sono state sposate anche dall’avvocato di parte civile Matteo Bonatti che ha chiesto mezzo milione di risarcimento danni per i i familiari della vittima.

La requisitoria del pubblico ministero ha trovato in totale disaccordo il nutrito collegio difensivo composto dagli avvocati Andrea Puledda, Maurizio Conti, Francesco Pilloni, Basilio Brodu, Priamo Siotto, Andrea Pogliani e Anna Di Lorenzo. I legali hanno ribaltato completamente la ricostruzione dell’accusa, sostenendo che la sicurezza nel cantiere era garantita e che chiunque vi avesse prestato la sua opera era un dipendente altamente specializzato con ore e ore alle spalle di lavoro in situazioni simili. Per la difesa quello fu solo un tragico incidente causato addirittura da un’imprudenza commessa dal ragazzo e a dimostrarlo ci sarebbe il fatto che non fu investito dalla parte anteriore del rullo, ma da quella laterale posteriore. Al processo, che si concluderà il 21 gennaio, partecipano anche l’Anas, le assicurazioni Generali e le ditte Pavi Sarda e Cacellu in qualità di responsabili civili. Le prime sono assistite dagli avvocati Francesco Campanelli, le seconde dall’avvocato Martino Salis.

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