Non era lui l’incappucciato che bastonò un 54enne
di Michela Cuccu
Tentato omicidio Megaro, sentenza ribaltata in appello. Assolto Claudio Manca L’imputato era stato condannato a 8 anni. Il difensore: troppe incongruenze
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TERRALBA. Non era Claudio Manca l’uomo incappucciato che la notte del 29 marzo del 2019 tentò di uccidere Stefano Megaro, 54 anni. La Corte d’Appello di Cagliari, lo ha infatti assolto “per non aver commesso il fatto”, ribaltando la sentenza del gup del tribunale di Oristano, Silvia Palmas, che a dicembre del 2020, lo aveva condannato a otto anni di reclusione. La Corte ha inoltre dichiarando di non doversi procedere nei confronti di Remo Carcangiu per morte dell’imputato. Carcangiu, indicato come il complice di Manca, era stato infatti condannato in primo grado a 8 anni e due mesi di reclusione, riconosciuto anche colpevole della rapina dell’auto della vittima. Secondo la ricostruzione del pubblico ministero Marco De Crescenzo, Remo Carcangiu, che era di Marrubiu e all’epoca dei fatti aveva 41 anni, era andato a casa di Stefano Megaro, convincendolo a uscire per un giro in macchina e fumare uno spinello. I due salirono sull’auto di Megaro e arrivati alla periferia del paese, Carcangiu convinse la vittima a parcheggiare l’auto. È qui che comparve un uomo con il volto coperto da un passamontagna, che aprì lo sportello, scaraventando fuori dall’auto Stefano Megaro, massacrandolo di botte usando un bastone e aiutato, secondo l’accusa, dallo stesso Carcangiu. L’incappucciato si dileguò a piedi, mentre Carcangiu scappò, in auto, lasciando “l’amico” quasi esanime a terra. Megaro riescì però a telefonare al figlio che lo soccorse. Portato in ospedale, Megaro venne operato e ricoverato in rianimazione ma riferì agli investigatori che l’aggressore era una persona bassa e grassa che lavorava in un’azienda agricola di Terralba.
La vittima però il giorno successivo cambiò versione e disse che la persona incappucciata era Claudio Manca di Terralba, riconosciuto per via del naso pronunciato.
Dopo la sentenza di primo grado, Carcangiu, da tempo malato, morì.
L’avvocato Fabio Costa, difensore di Claudio Manca, presentò ricorso, sottolineando le incongruenze degli indizi a carico del suo assistito, nonché l’inattendibilità di Megaro, che due mesi prima del pestaggio, assieme a Carcangiu era andato a minacciarlo per un debito di droga. Il ricorso ha inoltre dimostrato che Carcangiu e Manca non avevano organizzato il pestaggio. E non era di Manca, il furgone il cui passaggio, nei pressi dell’abitazione di Megaro, era stato registrato dalle telecamere.
Da questi elementi è arrivata l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
La vittima però il giorno successivo cambiò versione e disse che la persona incappucciata era Claudio Manca di Terralba, riconosciuto per via del naso pronunciato.
Dopo la sentenza di primo grado, Carcangiu, da tempo malato, morì.
L’avvocato Fabio Costa, difensore di Claudio Manca, presentò ricorso, sottolineando le incongruenze degli indizi a carico del suo assistito, nonché l’inattendibilità di Megaro, che due mesi prima del pestaggio, assieme a Carcangiu era andato a minacciarlo per un debito di droga. Il ricorso ha inoltre dimostrato che Carcangiu e Manca non avevano organizzato il pestaggio. E non era di Manca, il furgone il cui passaggio, nei pressi dell’abitazione di Megaro, era stato registrato dalle telecamere.
Da questi elementi è arrivata l’assoluzione per non aver commesso il fatto.