La Nuova Sardegna

Oristano

Trovato morto nel pozzo, il corpo legato a un masso

di Enrico Carta

Scoperto da una squadra della Forestale il cadavere del 51enne Giuseppe Sideri Anche mani e piedi erano avvolti dal fil di ferro. La Procura apre un’inchiesta

16 gennaio 2022
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URAS. Era in fondo a un pozzo. Il corpo immobile in un metro e mezzo di acqua. I piedi, ancorati a un blocco di cemento, legati tra loro e una mano legata a essi. L’altra mano libera. È così che la speranza, sempre più flebile col passare dei giorni, si è spenta del tutto nel primo pomeriggio di ieri. Giuseppe Sideri, il 51enne di Uras di cui si erano perse le tracce il 31 dicembre, è stato ritrovato morto. Ancora non si sa quando abbia chiuso gli occhi per sempre e come tutto ciò sia potuto accadere, perché la sua fine resta avvolta nel mistero, tanto che la procura ha aperto un’inchiesta e disposto l’autopsia, da cui si spera di avere una risposta ai tanti punti interrogativi di questa storia.

Il corpo senza vita è stato individuato da una squadra del Corpo forestale della stazione di Marrubiu che continuava a battere la zona in cerca di un segno che potesse portare proprio a lui e magari vederlo spuntare ancora vivo, mentre, allegro come al solito, camminava sulle sue gambe. Invece no, nessun segno, solo il cadavere. Era nel fondo di quel pozzo nel terreno della sua famiglia, che si trova in una strada di campagna lungo la provinciale che da Uras porta a San Nicolò d’Arcidano. Era proprio nel luogo che più volte le squadre di ricerca avevano ispezionato ripetutamente. Avevano buttato più di uno sguardo attento in quel punto, ma non era bastato per individuare.

È per questo motivo, oltre che per il fatto che i piedi e una mano fossero legati con del fil di ferro tra loro e al blocco di cemento, che non si è potuto archiviare immediatamente il caso come morte naturale per un malore improvviso o come drammatico incidente. In campo, inevitabilmente, restano due ipotesi: quella che Giuseppe Sideri abbia voluto compiere un gesto estremo e quella che, invece, lo vedrebbe vittima di un gesto violento.

Di fronte a una scena come quella descritta dalla pattuglia della Forestale, il sostituto procuratore Andrea Chelo ha immediatamente disposto l’autopsia che è stata affidata al dottor Roberto Demontis. Il medico legale ha sovrinteso alle operazioni di recupero del corpo e ora si appresta a svolgere l’esame da cui si spera possano arrivare risposte certe per quello che, al momento, sembra un vero e proprio giallo. L’inizio di questa storia senza lieto fine è nei giorni di fine anno. Di sicuro il 31 dicembre Giuseppe Sideri, che viveva nella casa assieme alla madre a cui prestava anche assistenza, è ancora in vita. Il giorno di Capodanno, però, i parenti iniziano a preoccuparsi perché non lo vedono da troppo tempo. Passate le 48 ore, il 2 gennaio, i carabinieri che avevano raccolto la denuncia di scomparsa iniziano le ricerche, dopo aver trasmesso la comunicazione alla prefettura che attiva immediatamente il coordinamento tra le varie squadre di Forestale, vigili del fuoco, gli stessi carabinieri e i volontari.

Vengono passate al setaccio le campagne attorno al paese e, tra i primi luoghi in cui si va a controllare, c’è proprio il terreno di famiglia, dove ieri è stato individuato il corpo. Su quel pozzo, le squadre si erano affacciate più volte, ma non erano riuscite a scorgere Giuseppe Sideri. Perché? Nelle scorse settimane, il livello dell’acqua all’interno era certamente più alto dal momento che le piogge erano state abbondanti per un lunghissimo periodo e questa potrebbe essere una spiegazione. L’altra è che la visibilità non fosse la migliore possibile. Poi la grande domanda: può, per quanto determinato, un uomo essere in grado di legarsi i piedi e a essi una mano e soprattutto un blocco di cemento? Sì, ma serve l’autopsia per capire meglio cosa davvero sia successo.

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