La Nuova Sardegna

Oristano

Sanità in frantumi, doppio vertice all’Asl

di Michela Cuccu
Sanità in frantumi, doppio vertice all’Asl

Il manager Serusi incontra i sindacati di medici, infermieri, tecnici e impiegati Intanto in Pronto soccorso si continua a morire prima di arrivare in reparto

02 febbraio 2022
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ORISTANO. Il direttore generale dell’Asl, domani incontrerà i sindacati. Di mattina, Angelo Maria Serusi, vedrà i delegati del personale infermieristico, tecnico e amministrativo; al pomeriggio i medici. Saranno riunioni importanti anche per fare il punto sulle strategie adottate dal nuovo manager che, a un mese dal suo insediamento, sembrano non aver risolto nessuno dei problemi della sanità dell’Oristanese, tra medici di famiglia introvabili e interi paesi dove l’assistenza di base è stata di fatto cancellata e per questo, pronti alla mobilitazione.

Michele Zucca, segretario provinciale della Uil-funzione pubblica, anticipa quanto dirà nell’incontro: «Chiederemo che si facciano concorsi e assunzioni per coprire le carenze di organico. Le nuove Asl devono aver possibilità decisionale e di azione. La situazione è talmente grave che non si può più rimandare». Negli ospedali, la carenza di specialisti è arrivata al livello di guardia. Mancano pediatri e anestesisti, oncologi, radiologi e specialisti per il Pronto soccorso, mancano tecnici e infermieri. Mentre il San Martino, pur non essendolo, di fatto è diventato ospedale covid. Il Pronto soccorso, infatti, è arrivato nei giorni scorsi ad avere quindici pazienti positivi, alcuni gravi, “parcheggiati” in attesa di ricovero in reparti covid. Per alcuni, l’attesa diventa inutile: ieri mattina si è registrato ancora un decesso di un paziente positivo, il quinto nell’arco di pochi giorni in un Pronto soccorso dove spessissimo c’è solo uno specialista in turno.

Sulla questione è intervenuto il Comitato per il diritto alla salute che ora sollecita l’intervento della magistratura «Perché si faccia luce sull’effettivo numero di posti letto covid dell’intera regione, sulla loro occupazione negli ospedali pubblici e privati». Il Comitato parte proprio dai decessi nel Pronto soccorso «Che avvengono nell’indifferenza generale e nel silenzio delle istituzioni locali e regionali, dei politici. Tacciono anche coloro che avrebbero dovuto predisporre le strutture e adeguare gli organici a una pandemia che dura ormai da due anni. Nulla è stato fatto e nessuno pagherà per quei malati “appoggiati” su una poltrona o, se va bene, su un lettino in attesa di un’improbabile trasferimento in un centro idoneo a salvargli la vita. E come in un mantra l’unico medico del Pronto soccorso in turno si sente ripetere dai centri covid dell' isola: “non abbiamo posti, non trasferiteli”».

La denuncia del Comitato è precisa: «La gente muore perché l’osservazione breve non ha il personale e le strutture che consentono di intubare e seguire i pazienti con grave insufficienza respiratoria. Ognuno di quei pazienti ha diritto di avere un’assistenza adeguata e chi non è stato in grado di dargliela deve pagare. Noi non resteremo inerti ad ascoltare il conteggio dei nostri morti».

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