La Nuova Sardegna

Oristano

La truffa del pellet si allarga a Oristano: denunciate altre 39 persone

di Enrico Carta
La truffa del pellet si allarga a Oristano: denunciate altre 39 persone

Il prodotto regolarmente pagato non veniva consegnato Il raggiro scoperto dai carabinieri ha fruttato 200mila euro

17 aprile 2022
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ORISTANO. In principio erano sette, ora sono diventati quarantasei. Il gruppo delle persone denunciate si è allargato, dopo che si sono strette le maglie delle reti gettate dai carabinieri, impegnati per mesi nelle indagini. Mentre ci si avvicina alla stagione in cui la richiesta del prodotto andrà scemando, si tirano le somme della maxi inchiesta per la cosiddetta truffa del pellet, con cui i militari delle stazioni di Seneghe, Solarussa e Marrubiu, sotto il coordinamento della Compagnia di Oristano, hanno smascherato un raggiro di proporzioni ben più notevoli di quelle che potevano apparire all’inizio. Tutto era iniziato, infatti, a metà autunno con una prima denuncia contro ignoti per un acquisto da 1.200 euro. Da lì in poi è stato un crescendo di accertamenti e di denunce, delle quali si dovrà occupare la procura di Santa Maria Capua Vetere.

È infatti la Campania il cuore di questa truffa, nella quale sono cascati tantissimi ignari acquirenti sardi e che ha fruttato circa 200mila euro agli autori del raggiro, quasi tutti residente nelle province di Napoli e Caserta, abilissimi nel creare i siti internet nei quali si reclamizzava la vendita del combustibile ricavato dal legno a prezzi davvero vantaggiosi. Erano talmente concorrenziali da attirare un gran numero di clienti, convinti di poter fare la scorta per l’inverno risparmiando qualche centinaio di euro.

C’era però un piccolo problema: a pagamento avvenuto, non corrispondeva la consegna della merce. Chi si aspettava di vedere il pellet recapitato a casa propria, doveva fare i conti con l’amara realtà del carico che non arrivava mai a destinazione. Oltre alle prime denunce fatte alle stazioni dei carabinieri di Seneghe e Solarussa, i truffati avevano creato un gruppo Facebook che era diventato il punto di riferimento per segnalare altri raggiri. Di esso facevano parte circa 1.100 persone e dalle indicazioni fornite da moltissimi di loro, i militari sono riusciti a individuare i siti internet in cui si propagandava la vendita. Questi siti avevano in comune le caratteristiche grafiche e di impaginazione, i numeri di telefono appartenenti a cittadini extracomunitari impossibili da rintracciare, gli indirizzi mail inesistenti, nessuna informazione sulla partita Iva e sul diritto di recesso, che devono sempre essere indicati per legge.

In questo caso però, il rispetto della legge era l’ultima delle priorità del gruppo dei truffatori che è cascato definitivamente grazie a un dettaglio messo in luce dalle indagini. Per costruire e rendere fuibili tutte quelle pagine internet per la vendita del prodotto, i truffatori si erano rivolti a una serie di società (vere) grazie alle quali acquistavano gli spazi sul web. Queste aziende ricevevano un compenso per la prestazione lavorativa effettuata, il cui pagamento avveniva tramite bonifico bancario. Ciò ha permesso di risalire ai titolari dei conti correnti e di stabilirne l’identità.

La contestazione non riguarda solamente il reato di truffa aggravata e continuata, ma anche quello di sostituzione di persona. Alla procura di Santa Maria Capua Vetere sono stati poi richiesti il sequestro e l’oscuramento dei siti per evitare che la truffa continui. I comandi dei carabinieri dei territori campani hanno fornito il loro supporto indispensabile per chi, dalla provincia di Oristano, ha indagato in tutti questi mesi.

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