La Nuova Sardegna

Oristano

Dramma di Silì

La mamma di Chiara non è più ricoverata a Oristano, è detenuta nel carcere di Uta

di Enrico Carta

	Forze dell'ordine e familiari davanti alla casa di Chiara Carta e della mamma Monica Vinci
Forze dell'ordine e familiari davanti alla casa di Chiara Carta e della mamma Monica Vinci

Per Monica Vinci è prevista una perizia psichiatrica: all’interrogatorio di garanzia non aveva parlato, né dato cenno di essere consapevole di quanto accaduto

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Oristano Da ieri sera, lunedì 26 febbraio, Monica Vinci non è più ricoverata e piantonata all'ospedale di Oristano. La madre che il 18 febbraio aveva ucciso la figlia Chiara Carta a Silì è ufficialmente detenuta, dopo essere stata trasferita nel carcere di Uta nella parte della struttura dove c'è il centro medico che accoglie persone in condizioni di salute particolari. Monica Vinci, su cui presto verrà eseguita una perizia psichiatrica, nei giorni scorsi era stata sottoposta all'interrogatorio di garanzia, durante il quale non aveva fornito alcuna risposta né aveva dato alcun cenno di essere consapevole di quanto accaduto nella casa al numero 61 di via Martiri del Risorgimento. Ciononostante, le sue condizioni di salute sono state ritenute compatibili con la detenzione in carcere, motivo per cui è stato dato corso al provvedimento deciso dalla giudice per le indagini preliminari Federica Fuglheri che aveva accolto la richiesta del pubblico ministero Valerio Bagattini che coordina l'indagine portata avanti dalla squadra mobile della polizia. Il difensore di Monica Vinci, l'avvocato Gianluca Aste, aveva intanto preannunciato che a breve richiederà una perizia psichiatrca per la sua assistita, ritenuta totalmente incapace di intendere e volere. Ovviamente serve che la donna 52enne sia esaminata da uno specialista, cosa che avverrà nelle prossime settimane. Contro la detenzione in carcere di Monica Vinci si era schierata Maria Grazia Calligaris, esponente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme, che ritiene il carcere di Uta totalmente inadeguato per ospitare una persona in tali condizioni di salute, tanto più che il centro clinico interno alla casa circondariale si trova nell'area che ospita la sezione maschile dei detenuti.

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