La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

Morì schiacciato dal rullo sulla 131 Dcn tra Ghilarza e Aidomaggiore, tutti assolti anche in appello

di Enrico Carta

	La scena dell'incidente sul lavoro in cui perse la vita Fabiano Murgia
La scena dell'incidente sul lavoro in cui perse la vita Fabiano Murgia

Erano sei gli imputati per l’omicidio colposo dell’operaio di 26 anni di Oniferi, Fabiano Murgia. Già in primo grado finì senza colpevoli il caso legato all’incidente sul lavoro del settembre 2013

24 marzo 2024
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Ghilarza Come al processo di primo grado che si svolse a Oristano, anche la Corte d’appello di Cagliari ha assolto tutti e sei gli imputati per la morte di Fabiano Murgia, operaio 26enne di Oniferi che morì in un incidente sul lavoro avvenuto lungo la 131 dcn nel tratto tra Ghilarza e Aidomaggiore. A chiedere la riforma della sentenza emessa in primo grado e quindi la condanna degli accusati era stato il pubblico ministero Armando Mammone che contestava loro l’omicidio colposo attribuendo a ciascuno responsabilità differenti. A sostegno della tesi accusatoria, il procuratore generale Sergio De Nicola ha ribadito la richiesta di condanna, non ottenendo però il favore della Corte d’appello che, quindi, chiude il procedimento.

Fabiano Murgia perse la vita nel settembre 2013 mentre erano in corso dei lavori per asfaltare una parte della carreggiata della superstrada. L’operaio fu travolto da un rullo e poi venne schiacciato davanti agli occhi dei compagni di lavoro e di alcuni automobilisti. L’inchiesta portò al rinvio a giudizio di sei persone. Erano Paolino Mereu, il guidatore del rullo; Paolo Riva, il direttore dei lavori; Giovanni Bernardis, il direttore tecnico dell’appalto; Antonio Cancellu, il responsabile di una delle due ditte impegnate nei lavori; Luciana De Barba, legale rappresentante dell’azienda Vidoni di Tavagnacco che aveva in carico le opere per conto dell’Anas; Enrico Atzeni, funzionario dell’Anas. I sei erano difesi dagli avvocati Andrea Puledda, Maurizio Conti, Francesco Pilloni, Basilio Brodu, Priamo Siotto, Andrea Pogliani e Anna Di Lorenzo che hanno ribadito in appello le motivazioni che avevano portato all’assoluzione già in primo grado.

Allora si era sostenuto che l’incidente fosse avvenuto per un errore commesso dalla vittima, un’imprudenza non voluta, ma che gli costò la vita. Le difese avevano prodotto documentazione e le testimonianze che avrebbero provato che tutta la forza lavoro era stata istruita a dovere sulle regole da seguire in cantiere e anche su quella particolare opera. Fabiano Murgia, secondo il collegio difensivo, non avrebbe dovuto trovarsi in quel punto, in cui era vietato il passaggio di operai, perché era una zona operativa per i soli macchinari. Anche una sfortunata coincidenza ci avrebbe messo del suo: nell’istante in cui il rullo stava passando nel punto in cui si trovava l’operaio, questi avrebbe fatto una mossa repentina e inattesa per evitare di essere investito da una macchina proveniente dalla corsia opposta. L’assoluzione ha come diretta conseguenza quella di far cadere ogni possibilità di risarcimento danni ai familiari che si erano costituiti parte civile al processo a cui hanno partecipato in qualità di responsabili civili l’Anas e le assicurazioni Generali, assistite dall’avvocato Francesco Campanelli, e le ditte Pavi Sarda e Cancellu, assistite dall’avvocato Martino Salis.

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