Tsunami lingua blu nell’Oristanese: 4mila capi morti in tre settimane
L’indice di mortalità ha registrato un incremento del 121 per cento
Oristano Da 3.272, in tre settimane, i capi morti sono diventati 7.256, con un incremento dei casi del 121 per cento: così il virus della lingua blu sta falcidiando gli allevamenti dell’Oristanese dove il danno economico – secondo una prima stima della Coldiretti – si aggira intorno ai 6 milioni di euro. Ed è un vero e proprio tsunami quello che sta facendo registrare numeri spaventosi cui andrebbero aggiunti, ma non ci sono, quelli degli aborti: «Nelle nostre aziende – raccontano gli allevatori che stanno combattendo contro la blue tongue da 24 anni – gli agnelli morti non vengono conteggiati dai veterinari». Al contrario, denunciano: «Si tratta di un dato necessario per la quantificazione del danno e andrebbero monitorate anche le gravidanze». Quattromila capi morti, oltre gli ovini contagiati che sono passati da 19.279 a 30.467 con un aumento del 58 per cento. Secondo gli ultimi dati della Asl 5 anche i focolai – a Fordongianus i primi casi si registrano in questi giorni – sono lievitati da 571 a 749, con più 31 per cento dei casi. «L’indice di mortalità in tre settimane è più che raddoppiato, passando dall’1,25 al 2,38 per cento», sottolinea il direttore del Servizio di sanità animale della Asl 5 di Oristano Enrico Vacca che aggiunge: «Confermata la presenza dei due sierotipi 8 e 3, mentre in qualche allevamento è comparso anche il sierotipo 4». «Rilevanti i danni economici per le aziende»: Vacca parla di «numerosissimi aborti» che non vengono quantificati in numeri. Quel che è certo, sottolineano i veterinari – è che «molti ovini, per almeno un anno, non saranno in grado di essere produttivi». Il servizio di Sanità animale della Asl oristanese da mesi ha dichiarato zona di circolazione dei due sierotipi 8 e 3, e ora anche del sierotipo 4, l’intera provincia. Al 30 giugno 2024, fonte banca dati nazionale delle anagrafi zootecniche, in provincia di Oristano si contavano 436.228 capi ovini su 2.812.698 in Sardegna. I paesi col più alto numero di ovini in provincia: Sedilo (27.195 capi a quella data, fra i primi dodici della Sardegna) e Santu Lussurgiu (19.354).
«Secondo una nostra prima stima, il danno economico, nelle aziende dell’Oristanese, si aggira intorno ai sei milioni di euro», spiega il direttore provinciale di Coldiretti Oristano, Emanuele Spanò: «La situazione è drammatica e non ci stupiamo affatto dell’andamento della criticità. Siamo stati i primi a denunciare, in tempi non sospetti, il dilagare del virus anche in questo territorio. Una denuncia che però non è stata presa in considerazione dal mondo politico che ci ha accusato di fare allarmismo». «Da tempo – prosegue Spanò – stiamo chiedendo una task force per questa emergenza gravissima. E da anni chiediamo interventi mirati». I finanziamenti: «Se è vero che sono stati stanziati 13.5 milioni di euro da parte della Regione, è anche vero che non bastano: con questi numeri servirebbero almeno 15 milioni di euro in più, in quanto le ripercussioni sono ingenti e vanno dal calo di produzione del latte agli aborti». Secondo Spanò: «Da parte dell’assessorato all’Agricoltura manca una strategia che possa mettere in sicurezza il comparto». A Tiria, nelle campagne del Monte Arci a dieci chilometri da Oristano, Tonino Tolu ha perso una sessantina di capi: «Ma abbiamo avuto 80 aborti. Un disastro non quantificato».