La Nuova Sardegna

Oristano

Dipendenti pubblici

Un rimprovero scritto e lo scontro tra la vigilessa e il Comune finisce in tribunale

di Enrico Carta
Un rimprovero scritto e lo scontro tra la vigilessa e il Comune finisce in tribunale

L’agente della polizia locale fa causa all’amministrazione per revocare il provvedimento disciplinare. Tutti i dettagli della vicenda

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Oristano Un rimprovero scritto somiglia a una nota che il professore infligge a un alunno indisciplinato. Quando questo avviene in ambito lavorativo può creare molti problemi al dipendente che lo riceve. In più, se il lavoratore lo ritiene ingiusto, c’è anche un aspetto personale che va affrontato perché diventa un caso di giustizia. Morale della favola: la storia finirà di fronte alla sezione Lavoro del tribunale che esaminerà i fatti il 26 febbraio. Da un lato della barricata c’è un’agente della polizia locale ovvero colei che è stata raggiunta dal provvedimento disciplinare, dall’altro c’è il Comune di Oristano che quella “punizione” ha emesso qualche mese fa tramite la segretaria generale Giovanna Solinas Salaris. L’amministrazione ora ha deciso di resistere in giudizio affidando il caso all’avvocata dell’ufficio legale dell’ente, Gianna Caccavale, come si evince dalla pubblicazione nell’Albo pretorio.

Alla vigilessa viene contestata la scarsa o nulla collaborazione nei confronti dell’amministrazione che le avrebbe richiesto documentazione riguardante la propria attività di servizio. L’agente della polizia locale però sarebbe stata troppe volte irreperibile e quindi sarebbe stato pressoché impossibile notificarle gli atti. Da questo antefatto discende il provvedimento disciplinare del rimprovero scritto che reca la firma della segretaria generale. Accadde lo scorso marzo, ma quello era solo l’ultimo atto di una vicenda che invece sarebbe iniziata qualche mese prima, per l’esattezza a ottobre 2023. A oltre un anno di distanza si arriverà quindi in tribunale, dove l’avvocato Paolo Firinu, che assiste la dipendente, ha depositato il ricorso con il quale si vuole arrivare a decretare l’illegittimità della sanzione disciplinare comminata alla vigilessa.

Il legale sostiene infatti che non siano stati rispettati i tempi per contestare il comportamento ritenuto scorretto. Tutto dovrebbe avvenire entro dieci giorni dal momento in cui l’ente viene a conoscenza della “cattiva condotta”, invece sarebbero passati quasi cinque mesi. In più nel fascicolo con cui veniva contestata la non collaborazione non sarebbe stata prodotta la documentazione necessaria ovvero un sollecito e due convocazioni avvenute tramite mail. Fatto sta che lo scontro tra le parti non si è placato e l’unica via d’uscita è diventata quella di varcare la porta del tribunale. Nel frattempo un collegamento viene spontaneo, per quanto non sia suffragato da certezze documentali: uno dei motivi per cui il Comune stava andando coi piedi di piombo prima di attivare il concorso interno per le progressioni di carriera all’interno del corpo di polizia locale potrebbe essere collegato a questa situazione. Se l’agente esclusa dalla partita poiché raggiunta dal provvedimento disciplinare, dovesse avere ragione, potrebbe dover essere rivista tutta la procedura per gli avanzamenti di carriera con il rischio di risarcimenti non tanto remoto.

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