La Nuova Sardegna

Oristano

La Settimana santa finisce sulla colomba, parrocchia e confraternite: «L’imprenditore tolga l’immagine»

di Piero Marongiu
La Settimana santa finisce sulla colomba, parrocchia e confraternite: «L’imprenditore tolga l’immagine»

Sul pacco del dolce pasquale un momento dei riti. L’ideatore si difende: «Mai pensato di sfruttare il sacro per farmi pubblicità»

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Santu Lussurgiu La colomba, simbolo di pace, nel centro del Montiferru suscita molte perplessità e qualche polemica. È quella prodotta da un’azienda locale, Distillerie Lussurgesi di Carlo Pische, che, per le prossime feste pasquali si presenta vestita di un involucro su cui spiccano i versi dei canti tradizionali della Settimana santa e l’immagine di un coro a cuncordu con indosso l’abito di una delle confraternite che animano i riti che precedono la Pasqua. Un’operazione commerciale? Pische nega e a chi lo accusa di sfruttare uno dei momenti maggiormente sentiti dalla comunità per vendere il suo prodotto, risponde di non averlo mai neppure pensato: «Il mio intento semmai è quello di promuovere l’evento; di sostenerlo e promuoverlo all’esterno, facendolo conoscere a un pubblico più vasto possibile e, aspetto per nulla secondario, di favorire l’arrivo di altre persone animate dal sentimento devozionale verso i misteri legati alla Pasqua, celebrati nel nostro borgo. Alle polemiche strumentali seguite alla notizia della colomba, peraltro create ad arte da qualcuno che non ha compreso lo spirito della mia iniziativa, non intendo rispondere».

Dall’altra parte ci sono il parroco don Giancarlo Norio e i componenti delle quattro confraternite, quella del Rosario, della Santa Croce, del Carmine e dell’Addolorata, che hanno scritto e inviato una lettera a Pische, nella quale rimarcano «dispiacere e la loro disapprovazione». Sottolineano che da sempre la parrocchia, le confraternite e i cori confraternali hanno scelto di non usare mai alcunché di quanto appartiene alla tradizione della Settimana santa per fini commerciali e pubblicitari: «Scelta fatta da molto tempo per tutelare la tradizione che si fonda e va avanti per fede e non per pubblicità. Se la nostra Settimana santa ha ancora il suo bel clima di fede e di devozione che ne rappresenta il suo fascino più autentico, è perché nessuno di noi è venuto meno a questo impegno». La suggestione dei riti della Settimana santa lussurgese, conservati dalle confraternite, trasmessi dalla tradizione orale da tempi immemorabili, richiamano un gran numero di devoti da tutta l’isola, che vivono la solennità con grande emozione e partecipazione. «Pur apprezzando l’intenzione di voler valorizzare la Chida santa – scrivono gli estensori della lettera – e conoscendo la bontà delle sue idee e dei suoi prodotti, le chiediamo la cortesia di desistere dall’utilizzo dei testi sacri e della tradizione e dell’immagine con l’abito». Carlo Pische si limita a dire di aver ricevuto molti complimenti per la sua iniziativa, definita «intento nobile che si propone di far gustare la tradizione sarda e far conoscere la comunità attraverso la fede autentica vissuta con i riti della settimana santa».

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