Zanne di elefante e 300 opere in avorio, la collezione di don Galvani al Corpo forestale
L’eredità del sacerdote missionario accumulata tra il Congo e le isole Salomone
Sedilo I nipoti del sacerdote giramondo, don Piero Galvani, donano la sua eredità al Corpo forestale. Si tratta di una collezione di opere d’arte di oltre 300 oggetti racimolati dal prete missionario, emiliano d’origine e deceduto nel 2015 durante una vacanza in Sardegna, soprattutto nelle sue esperienze africane e che i due nipoti Claudia e Roberto Riccio, residenti a Sedilo, hanno recapitato negli uffici del Corpo. La donazione, già ereditata dallo zio per espressa disposizione testamentaria è di eccezionale valore culturale e commerciale. Consiste in una collezione di autentiche opere d’arte in avorio di elefante africano, proveniente dall’Africa centrale subsahariana.
Gli oggetti della collezione, realizzata dal padre Pietro Galvani nei sei decenni di sacerdozio missionario, costituiscono un pegno di riconoscenza per il suo contributo umanitario in favore dei popoli meno fortunati. E così, dopo un decennio di regolare detenzione, gli eredi hanno deciso di donare gran parte della collezione, con il fine di far conoscere e rendere pubblici «anche nella Sardegna tanto amata dallo zio Piero», la missione del sacerdote. Gli oggetti sono stati consegnati dagli eredi singolarmente pesati e catalogati. La donazione consiste in circa 300 oggetti d’arte in avorio da zanne di elefante africano di savana (Loxodonta africana, Blumenbach 1797), specie considerata in forte pericolo di estinzione e inserita in Appendice I della Convenzione di Washington sul commercio internazionale di flora e fauna minacciate. L’Appendice I include le specie animali e vegetali gravemente minacciate, per le quali di norma è vietato il commercio, comprese parti e prodotti (specimen) derivati dall’uccisione, salvo deroghe specifiche.
Quanto alle componenti della collezione, questa comprende un ingente quantitativo di collane, bracciali, ciondoli, statuine, zanne finemente intarsiate e oggettistica varia, tutti interamente fatti a mano da uomini e donne «che hanno avuto la fortuna di beneficiare – dicono dal Corpo forestale – dello spirito umanitario profuso dal padre Galvani e migliorare le proprie condizioni di vita». Adesso verrà realizzato un museo negli uffici della direzione generale del Corpo forestale e chi vorrà visitarla, dovrà fare richiesta formale alla segreteria del comandante del Corpo, tramite e-mail all’indirizzo cfva.direzione@pec.regione.sardegna.it.
Don Piero Galvani nasce in provincia di Parma nel 1930 e viene ordinato sacerdote nel 1956. Ha sempre svolto la sua missione di parroco di provincia per la comunità di Podenzano, nei pressi di Piacenza. Per quasi sessant’anni, padre Galvani ha arricchito la sua vita sacerdotale alternando sussidi finanziari a distanza con aiuti diretti in favore di missioni umanitarie di mezzo mondo, dall’Africa centrale nell’odierna Repubblica democratica del Congo (ex Zaire) alle Isole Salomone in Australia, passando per India e Messico. Si è speso in prima persona, collaborando con il missionario podenzanese Padre Romano Segalini, per la costruzione di ospedali, scuole, case per volontari, rischiando la vita in contesti martoriati da guerre civili e comunicando con il resto del mondo attraverso ponti radio di fortuna, che lui stesso costruiva grazie alle sue doti di elettricista. Nel 2014, alla veneranda età di 81 anni, Don Piero dismetteva le vesti di parroco di provincia per indossare quelle di pensionato a tempo pieno al servizio dei più bisognosi in pieno oceano Pacifico, nelle isole australiane di Salomone. La sua ultima missione umanitaria durò circa un anno, quindi il rientro in Italia. Don Piero moriva il 30 ottobre 2015 in Sardegna, a Sedilo, dove si trovava ospite dei nipoti per un periodo di meritato riposo. Padre Galvani, servitore universale, oltre che parroco e missionario, fu fondatore di una compagnia dialettale e di una squadra di calcio, finanziò la costruzione di campi da gioco e curò il restauro di edifici civili e chiese. La sua Podenzano, per quanto fatto al servizio della comunità, all’atto del pensionamento gli tributò la benemerenza civica. Nel 2024, il sindaco gli intitolava il principale parco cittadino.