Bosa Beer Fest, polemica sui rimborsi delle consumazioni
Chiunque non abbia speso l’intero pacchetto acquistato può richiedere indietro la rimanenza attraverso l’apposita applicazione
Bosa «Gli organizzatori del Bosa beer fest mi devono 43 euro di consumazioni non utilizzate e il metodo indicato per richiedere il rimborso previsto, non funziona». A puntare il dito contro i promotori della kermesse che ogni anno attira a Bosa migliaia di visitatori e soprattutto gli appassionati delle birre di qualità, è l’oristanese Piero Piras. Anche lui era tra quelli che, tra il 24 e il 27 aprile di quest’anno, si trovavano a sorseggiare la bionda sulle rive del Temo. «Ho già rintracciato altre persone che hanno questo mio stesso problema – incalza Piras –. Eppure non parliamo di grandi rimborsi da effettuare, si tratta anche di cifre che vanno dai sei ai 17 euro».
Ma come funziona il sistema dei rimborsi sulle consumazioni del Bosa beer fest? Semplicemente, chiunque non abbia speso l’intero pacchetto acquistato, può richiederne indietro la rimanenza attraverso l’apposita applicazione. «Ci ho provato seguendo le istruzioni – prosegue Piero Piras –, ma il sistema non accetta il mio biglietto e mi “risponde” che non è valido. Niente rimborso dunque, nonostante abbia utilizzato tutte le modalità prevista, compresa la mail. Ho anche parlato con l’organizzazione, ma niente. Voglio andare fino in fondo – conclude l’oristanese – e sono pronto a denunciarli per appropriazione indebita. Forse pensano che la gente, trattandosi di pochi euro, lasci perdere. Ma non è il mio caso».
E sul caso rimborsi, non si fa attendere la risposta da parte dei vertici dell’organizzazione del Bosa beer fest. «Come ogni anno – spiega Giampiero Carta, principale organizzatore della kermesse sul Temo –, abbiamo previsto che le richieste andassero inoltrate entro le 48 ore successive alla fine della manifestazione e lo abbiamo fatto per evitare situazioni di lucro. Era possibile inoltrare le richieste semplicemente associando il proprio biglietto alla app dell’evento. Naturalmente – prosegue – bisognava digitare correttamente un codice Iban che corrispondesse all’intestatario del conto corrente al quale era dovuto un rimborso. Abbiamo ricevuto oltre 3.600 richieste e chi ha effettuato i passaggi corretti ed indicati nel tagliando di acquisto, non ha poi avuto alcun problema».
Ma come in tutte le grandi manifestazioni che attirano migliaia di visitatori, qualche criticità può sempre sorgere: «Nei primi giorni si è scatenato un vero e proprio putiferio – racconta Giampiero Carta –, dovuto al fatto che molte persone non riuscivano a inoltrare le richieste secondo le modalità previste. Allora abbiamo chiesto loro di inviarci una mail e tramite questo sistema, abbiamo risolto i problemi di circa 70 partecipanti». Un sistema sicuro ha comunque sempre bisogno delle opportune verifiche. «Stiamo controllando ogni singola richiesta – dice l’organizzatore – e come già annunciato erogheremo tutti i rimborsi entro il 30 giugno. Le verifiche si rendono necessarie dal momento in cui spunta anche qualche furbetto. Ci sono state persone, infatti, che hanno inoltrato la richiesta sia tramite applicazione che per mail, così da tentare di ottenere un doppio rimborso. Siamo comunque al lavoro per risolvere eventuali nuove criticità. Ma avevamo dato tutte le info online, farlo sul posto, alle casse, ovviamente risultava più complicato».