Non ci fu evasione fiscale, assolto l’ex re dei supermercati
L’imprenditore era accusato di non aver pagato 187mila euro di tasse grazie a uno stratagemma
Oristano Imputato, assolto, condannato, infine di nuovo assolto con un passaggio alla Corte di Cassazione che aveva rimandato indietro il processo e chiesto un nuovo giudizio alla Corte d’appello. Sono stati i giudici cagliaritani, recependo le indicazioni dei colleghi romani, a chiudere il caso giudiziario che vedeva coinvolto l’imprenditore oristanese Mauro Usai. Il suo nome è legato al marchio Eurospin, la catena di supermercati che aveva introdotto in provincia e di cui era stato per anni punto di riferimento oltre che amministratore – ora la gestione è in mano a società diverse –. È proprio al periodo in cui svolgeva quell’attività che fa riferimento il procedimento penale alquanto tortuoso per il reato di evasione fiscale che si è concluso con l’assoluzione. Mauro Usai ne aveva già incassato una in primo grado, ma in appello i giudici avevano ribaltato la sentenza ed era arrivata la condanna a due anni. Non restava allora che il pronunciamento della Corte di Cassazione, i cui giudici avevano annullato con rinvio alla Corte d’appello, la condanna incanalando il processo verso la decisione che poi è arrivata una volta che il processo è tornato indietro ed è stato riesaminato dando ragione all’impianto difensivo rappresentato dagli avvocato Guido e Federico Manca Bitti e Carlo Figus.
All’imprenditore veniva contestato l’uso di uno stratagemma che coinvolgeva due società che a lui facevano capo. Con quel sistema, secondo la procura di Oristano, Mauro Usai sarebbe riuscito a non pagare una parte delle tasse su un totale di 800mila euro. Secondo il pubblico ministero, per evadere l’imposta sul reddito del 2017 avrebbe effettuato operazioni simulate tra la società che gestiva i supermercati e una società immobiliare che invece era la proprietaria degli immobili in cui i punti vendita avevano la loro sede. Tramite un ricalcolo dei costi deducibili assegnati alla seconda società, avrebbe pagato al fisco 187mila euro in meno del dovuto. La guardia di finanza era convinta che fosse illegale l’inserimento tra i beni deducibili anche dei soldi spesi per l’acquisto dei terreni su cui sorsero due supermercati: quello di Oristano in via Cagliari e quello costruito a Cabras in Corso Italia. In aula, questa ricostruzione si era scontrata con le consulenze dei due esperti nominati dalla difesa. Entrambi avevano sostenuto di non aver riscontrato alcuna irregolarità all’interno dei libri contabili e avevano affermato che quell’operazione fiscale era lecita. Dopo le varie traversie il processo è riuscito a dimostrare che non ci furono operazioni fraudolente e simulate, che la contabilità tra le due società era regolare, che tutte le operazioni erano tracciabili e che si trattava di operazioni reali.