La Nuova Sardegna

Oristano

La tragedia

L’immersione fatale del corallaro: a che punto è l’inchiesta

di Michela Cuccu
L’immersione fatale del corallaro: a che punto è l’inchiesta

Due indagati per omicidio colposo, al vaglio certificati medici e autorizzazioni

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Bosa Domani, mercoledì 11 giugno, è il giorno cruciale per le indagini sulla tragica morte di Doriano Belloni, l’esperto 74enne sub deceduto domenica 8 giugno durante un’immersione per la pesca del corallo al largo del suggestivo promontorio di Capo Marrargiu. L’autopsia sul corpo del sommozzatore, affidata al medico legale Roberto Demontis, mira a chiarire le cause che hanno portato al decesso, fornendo risposte tanto attese dalla famiglia e dagli inquirenti, e dalla comunità dei pescatori. Il sostituto procuratore presso il tribunale di Oristano, Marco de Crescenzo titolare dell’inchiesta, ha aperto un’indagine per omicidio colposo: un atto dovuto a garanzia di tutte le parti coinvolte, che consentirà di effettuare una serie di accertamenti fondamentali per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Nell’ambito dell’indagine sono stati disposti il sequestro del peschereccio, dell’attrezzatura personale di Belloni e dell’imbarcazione utilizzata per l’immersione.

Le prime verifiche sull'imbarcazione d’appoggio hanno rivelato che tutto era in regola, compreso il contenuto delle bombole di ossigeno usate per l’immersione. Intanto però due persone sono state iscritte nel registro degli indagati: il presidente della cooperativa pescatori, Giuseppe Ledda, 52 anni di Bosa, e il capobarca, anch’egli bosano Mauro Franco Avellino, 46 anni, entrambi assistiti dagli avvocati Vittorio Delogu e Annalisa Soggiu. Dalle prime ricostruzioni e dalle testimonianze, emerge che Doriano Belloni era un corallaro “trasfertista”, abituato a spostarsi lungo le coste italiane per trovare i banchi più promettenti. Pare che sia stato lui stesso a scegliere la zona dove immergersi, convinto di trovare corallo da raccogliere in abbondanza. La sequenza degli eventi successivi all’immersione è stata drammatica: tra la discesa e il rientro in superficie non sarebbero trascorsi più di otto minuti. Belloni è tornato a galla già in condizioni critiche, cianotico, segno evidente di una grave compromissione respiratoria. Un elemento che getta ulteriore luce sulla fragilità del suo stato di salute, nonostante la sua determinazione, è la notizia che lo scorso anno aveva avuto un’embolia proprio sul lavoro, ma si era ripreso e aveva continuato a immergersi, non potendo rinunciare a un mestiere che gli permetteva di mantenere la famiglia.

Le autorità sanitarie marittime gli avevano rilasciato la certificazione di idoneità per questo tipo di lavoro, a riprova della sua esperienza e della sua capacità fisica, seppur messa a dura prova. La famiglia è giunta da Rimini per seguire da vicino gli sviluppi della vicenda e attendere l’esito dell'autopsia. Una volta che il magistrato darà il nullaosta, la salma sarà trasferita a Rimini per la tumulazione. La notizia della morte di Doriano Belloni ha destato stupore e dolore tra i colleghi e gli amici del sub. Quello del corallaro è un mestiere che affascina e riscuote rispetto, un’attività antica che si tramanda di generazione in generazione e che richiede una tempra eccezionale. Non è un lavoro per tutti; è una vocazione che esige non solo una resistenza fisica e mentale straordinaria, ma anche una profonda conoscenza del mare e dei suoi segreti. Non è raro, infatti, trovare corallari che continuano a immergersi anche in età avanzata. Non si tratta solo di una questione economica, ma spesso di un legame viscerale con il mare e con un’identità professionale che li definisce.

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