La Nuova Sardegna

Oristano

Il caso

Il ministero insiste: «Niente ormeggi nell’Area marina protetta»

di Paolo Camedda
Il ministero insiste: «Niente ormeggi nell’Area marina protetta»

Non accolta la prima mediazione presentata dal Comune, mentre in mare le imbarcazioni si ammassano tutte negli stessi punti

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Cabras L’oracolo di Delfi sarebbe stato meno misterioso. Il Comune, supportato dai diportisti e dagli operatori dell’Area Marina Protetta, aveva scritto una lettera al ministero dell’Ambiente, chiedendo una deroga al divieto assoluto di utilizzo dei campi boe di stazionamento nel mare del Sinis. La risposta, dopo alcune settimane di attesa, è arrivata ieri all’amministrazione, ma non è quella da tutti auspicata. «Il ministero dell’Ambiente ha risposto alla nostra richiesta di deroga, ma la sua è stata una risposta alquanto criptica – sottolinea il direttore dell’Amp, Massimo Marras –.Ci è stata appena recapitata e la stiamo ancora esaminando, perché purtroppo non è chiara. Sembra tuttavia che la richiesta non sia stata accolta». Non tutto è però perduto. «Siccome avevamo chiesto non solo la possibilità che le boe di stazionamento nell’Area marina del Sinis funzionassero seppur in numero più basso, ma anche che su ogni boa ormeggiassero due barche, da Roma hanno chiesto su questo secondo tema il parere della capitaneria di porto».

Cosa succederà, dunque, alla luce di quanto scritto dal ministero nella lettera? «Ora attendiamo la risposta della capitaneria, fino ad allora non si farà niente. Nel frattempo stiamo studiando la pratica, ma la sensazione è che le cose andranno per le lunghe. Ci vorrà qualche giorno perché la capitaneria esprima il suo parere, poi bisogna inviare la risposta al ministero, che la deve leggere e studiare, e infine comunicarci la decisione finale. Se siamo fortunati ci vorranno non meno di dieci giorni, un tempo piuttosto lungo. Con l’amministrazione valuteremo la strategia migliore da adottare. La situazione è anomala e lo stesso disciplinare che ci è arrivato il 28 maggio e ci ha costringe a fare i salti mortali per cercare di evadere le richieste di autorizzazione nel minor tempo possibile e al contempo di non paralizzare l’attività dell’ufficio, è stato per noi un problema».

Intanto i rischi per la sicurezza e per l’ambiente sono evidenti, come testimoniano le foto inviateci da un lettore nella zona della Caletta di San Giovanni. «La stagione estiva è già iniziata e le barche vanno ovviamente in mare e, non potendo usufruire delle boe di stazionamento, buttano l’ancora – ammette Massimo Marras –. Alcune si ancorano sulla sabbia, altre purtroppo sulla posidonia. Era una situazione facilmente prevedibile e difficilmente controllabile, che si è verificata già in questo fine settimana». L’ulteriore attesa di altri dieci giorni o più potrebbe far peggiorare le cose. «Dopo venti anni in cui tutto era tenuto perfettamente sotto controllo, temiamo il ripetersi di questi episodi». Il rischio è che i risultati di un lungo lavoro di sensibilizzazione ambientale vadano in fumo. «C’è il pericolo vanificare la lunga opera di presa di coscienza sull’importanza della posidonia per l’ecosistema marino – denuncia il direttore dell’Area Marina Protetta –. Le persone hanno perso la pazienza e hanno reazioni d’impulso. Siamo in difficoltà, se dovesse trascorrere l’intera stagione in questo modo alla fine si dovrà ripartire da capo, ed è un vero peccato».

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