La Nuova Sardegna

Oristano

Bilancio

Oristano, il Comune fa cassa mettendo all’asta 56 ettari di terreni agricoli

di Michela Cuccu

	Palazzo degli Scolopi, sede storica del Comune di Oristano
Palazzo degli Scolopi, sede storica del Comune di Oristano

Dieci lotti in vendita per una cifra di partenza di 293mila euro

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Oristano Dieci appezzamenti di terreno agricolo, per un totale di poco più di 56 ettari. È questo il cospicuo lotto che il Comune ha messo all’asta, proseguendo con quanto previsto dal piano triennale di valorizzazione e alienazione del proprio patrimonio immobiliare. I terreni si trovano a Narbolia e fanno parte di quelle eredità che derivano dall’ex azienda ospedaliera San Martino, le cui proprietà vennero inglobate nella Asl 5 ma in parte, passate anche al Comune. La base d’asta per questi ettari è fissata a 292.746,65 euro, con la possibilità di offerte al rialzo. I terreni sono situati nelle località di Sa Zeppara, Canale Fenugu e Laccheddus.

Nella nota diffusa dal Comune, si apprende che sono facilmente accessibili grazie alla strada di collegamento tra la strada statale 292 e la provinciale 11, e rientrano urbanisticamente nella Zona E. L’asta si terrà il 4 settembre 2025. I terreni di Narbolia fanno parte di quel tesoretto immobiliare del valore stimato una dozzina di anni fa per cinque milioni di euro, diviso in tanti rivoli, che l’amministrazione vuol vendere per cercare reperire soldi per eseguire una serie di lavori pubblici altrimenti irrealizzabili. Alienazioni che a partire dal 2023, sono andate in porto.

Non sempre però le aste vanno a buon fine: molti degli immobili, infatti, non hanno quelle caratteristiche da renderli appetibili agli acquirenti. Emblematica è la complessa vicenda dello stabile in piazza Onroco, che il Comune valutò 205mila euro a seguito della perizia dell’agenzia del Territorio del 2009. Peccato che dopo la firma del contratto di compravendita con un privato, a seguito di un’asta pubblica, nel 2010 per 308mila euro avvenne il patatrac. Sette anni dopo, condannato dal tribunale per non aver informato l’acquirente dei vincoli paesaggistici e dei lavori da svolgere, il Comune dovette risarcirgli 416mila euro e riprendersi il rudere. Poco è cambiato da allora, se non le condizioni sempre più precarie del rudere che, utilizzatore come scarica rischiando di crollare. Anche l’asta dello scorso febbraio, quando il Comune fissò un importo base di 212mila euro, è andata deserta, nonostante, per rendere più appetibile l’offerta, l’area, con una spesa 4mila euro, venne liberata dai rifiuti.

L’assessore al Patrimonio, Ivano Cuccu non dispera: «Faremo una nuova asta», annuncia ma ammette: «Sappiamo già che sarà difficile trovare un nuovo proprietario». Cuccu spiega: «La gestione di un edificio storico è estremamente complessa a causa della sovrapposizione di normative nazionali in materia di edilizia e tutela dei beni culturali e paesaggistici. Quell’edificio potrà essere solo ricostruito esattamente come in origine. Difficile trovare chi possa permetterselo. Serve una nuova normativa se vogliamo impedire che vaste aree dei centri storici diventino cumuli di macerie».

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