Uccise la figlia Chiara di tredici anni, si valuta la pericolosità sociale
Il processo contro Monica Vinci per l’omicidio avvenuto nel 2023
Oristano Monica Vinci non era in aula, ma è di lei che si è parlato nella brevissima prima fase dell’udienza preliminare che deve decidere se rinviarla a giudizio o archiviare il caso per infermità mentale. È la madre che nel febbraio 2023 uccise nella casa di via Martiri del Congo la figlia Chiara Carta, colpendola ripetutamente con un punteruolo dopo averla immobilizzata per evitare qualsiasi sua reazione al culmine di un probabile litigio. La giudice per le udienze preliminari Cristiana Argiolas ha infatti rinviato il procedimento all’udienza del 10 dicembre, perché è necessario avere un responso sull’eventuale pericolosità sociale dell’imputata, per la quale il pubblico ministero Valerio Bagattini ha chiesto il rinvio a giudizio anche a fronte di perizie psichiatriche che attestano l’incapacità di intendere e volere. La questione della pericolosità sociale è decisiva per l’esito dell’udienza.
Si entra infatti in questioni strettamente procedurali, perché nel caso in cui sia attestata la pericolosità sociale – Monica Vinci, assistita dall’avvocato Gianluca Aste, è oggi ospite di una struttura apposita per persone in stato di detenzione con problemi psichiatrici – l’archiviazione per infermità può avvenire solamente dopo un rinvio a giudizio e un’udienza che, pur attestando l’incapacità, deve comunque servire per attestare che c’è bisogno di una misura detentiva particolare. In aula era presente Piero Carta, padre di Chiara, che è parte civile assistito dall’avvocata Anna Paola Putzu.