Concorsi e assunzioni sospette all’Assl, la difesa: «Assolvete l’ex primario»
Il processo dell’inchiesta Ippocrate. Per i legali di Antonio Succu non furono truccate le procedure
Oristano «Assoluzione con formula piena per Antonio Onorato Succu». La richiesta conclusiva della difesa, al termine dell’arringa nel processo scaturito dall’inchiesta Ippocrate si contrappone in maniera netta ai nove anni di reclusione chiesti dalla procura per l’ex primario dell’ospedale San Martino. Davanti ai giudici del collegio (presidente Carla Altieri, a latere Elisa Marras e Serena Corrias) gli avvocati Guido Manca Bitti e Roberto Olla hanno operato una decostruzione sistematica dell’impianto accusatorio, qualificandolo come fragile, basato su «errori di fondo, testimonianze contraddittorie e interpretazioni arbitrarie». Il quadro accusatorio, secondo i legali «non supera il perimetro di chiacchiere mai confermate dagli elementi di prova». L’arringa dell’avvocato Guido Manca Bitti si è concentrata sull’unico capo di imputazione residuo: l’indebita induzione relativa al concorso per ostetriche del 2016. L’avvocato ha contestato l’arbitrarietà del bando, chiarendo che era «necessario, data l’impossibilità di ricorrere ad altre graduatorie». Secondo il legale, l’argomento chiave è il merito: i vincitori erano «i più esperti del reparto», fatto che vanificherebbe l’ipotesi di un favore politico fatto al Partito dei Sardi, a cui il medico che era anche ex sindaco di Macomer apparteneva politicamente, in cambio del successo al concorso.
La difesa è poi convinta di aver neutralizzato quello che per la procura è un episodio chiave: la frase attribuita ad Antonio Succu dal collega ginecologo Bruno Lacu all’ingresso in sala operatoria: «Buongiorno a tutte, tra poco c’è il concorso, ma ricordatevi che ci sono anche le elezioni». L’episodio è stato ritenuto «privo di rilievo penale», e la credibilità del teste è stata attaccata, definito «livoroso perché superato professionalmente dallo stesso Antonio Succu». La difesa ha quindi contestato l’analisi tecnica della guardia di finanza, criticata per la confusione fatta tra le prove precedenti alla selezione e il concorso vero e proprio. Sul merito delle valutazioni, l’avvocato Manca Bitti ha richiamato un principio della Cassazione: il giudice non ha le competenze tecniche per sindacare il giudizio espresso in sede concorsuale, in particolare quello del presidente Dessole. La difesa ha giustificato l’esecuzione delle prove orali a porte chiuse per «necessità», per impedire l’anticipata conoscenza delle domande. Quindi ha affrontato anche l’accusa di frode nelle pubbliche forniture attraverso l’assunzione di personale interinale, ribadendo l'assenza di «prova di accordi illeciti».
Successivamente è intervenuto l’avvocato Roberto Olla che si è soffermato sul presunto favoreggiamento dell’allora vice sindaco di Flussio Andrea Dore nel concorso infermieri in cambio di supporto al Partito dei Sardi, evidenziando che Dore si classificò 62° e che la sua adesione al partito fu una «sua libera scelta, non per indebita induzione». Ha inoltre confutato la tesi sui ruoli apicali nel PdS attribuiti allo stesso Andre Dore e a Salvatore Manai – quest’ultimo indicato dall’accusa come coordinatore provinciale del Partito dei sardi e a sua volta sotto processo –, sostenendo che in quegli anni, nonostante i successi elettorali, il partito era privo di struttura gerarchica. Aspetto questo, ha ricordato l’avvocato Olla, che era stato chiarito dallo stesso Francesco Sedda, tra i fondatori del Pds, testimone nelle udienze precedenti a difesa dell’ex direttore generale dell’Assl, Mariano Meloni.
Prima che il ruolo di Antonio Succu si prendesse la scena, l’udienza si era aperta con l’arringa del difensore di Andrea Dore, l'avvocato Maurizio Serra, che ha definito il dibattimento un «processo politico» e ha sollecitato l’assoluzione del suo assistito: già vincitore di altri concorsi, «ha vinto perché era bravo» e non necessitava di aiuti. L'avvocato Gianfranco Siuni, difensore di Giovanni e Daniela Sanna, ha anch’egli richiesto l’assoluzione con formula ampia per i suoi assistiti. Gli imputati al processo sono tredici. Oltre a Antonio Onorato Succu e Andrea Dore, figurano Augusto Cherchi, medico ed ex consigliere regionale Pds (difeso dagli avvocati Pier Luigi ed Enrico Meloni); l’ex direttore Assl Mariano Meloni (difeso dall’avvocato Vittorio Campus); l’ex commissaria Maria Giovanna Porcu (difesa dagli avvocati Guido Manca Bitti e Carlo Figus); Gianni Piras (assistito dagli avvocati Luigi Satta e Aldo Luchi); Salvatore Manai (difeso dall’avvocato Antonello Spada); Angelo Piras (difesio dagli avvocati Basilio Brodu e Lorenzo Palermo). Infine, i responsabili delle agenzie interinali Agnese Canalis di E-work (difese dagli avvocati Liliana Pintus e Massimiliano Ravenna) e Nicola Contarini di Tempor (difeso dall’avvocato Francesco Marongiu). Il processo riprende il 20 novembre per la continuazione delle arringhe difensive.
