La Nuova Sardegna

Oristano

Pesca e acquacoltura

I segreti del muggine e della bottarga entrano tra le linee guida della Fao

di Caterina Cossu
I segreti del muggine e della bottarga entrano tra le linee guida della Fao

Il progetto del Centro Marino Internazionale di Torregrande ottiene un importante riconoscimento

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Oristano Le conoscenze scientifiche dell’International marine centre di Torregrande approdano ufficialmente nei manuali della Fao. L’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha infatti riconosciuto il centro oristanese come punto di riferimento mediterraneo per l’acquacoltura del Mugil cephalus, quello che tutti noi chiamiamo molto più comunemente il muggine da bottarga, affidandogli la redazione del manuale tecnico internazionale dedicato a questa specie. Il documento, oggi adottato nei programmi di formazione Fao per tecnici e ricercatori del settore, raccoglie protocolli e metodologie sviluppate proprio dagli scienziati nei laboratori del Centro marino internazionale di Torregrande: dalla riproduzione controllata alla crescita larvale fino alla gestione sostenibile degli allevamenti, il metodo studiato funziona e soddisfa vari criteri di sostenibilità. È un riconoscimento che premia così oltre trent’anni di ricerca e innovazione nel campo dell’acquacoltura sostenibile condotta dalla Fondazione Imc, partecipata dal Cnr e da Sardegna Ricerche.

Il muggine, specie simbolo delle lagune sarde e materia prima della bottarga, rappresenta un modello di allevamento ecologico: si nutre di risorse naturali, richiede meno input rispetto a specie carnivore come orate e spigole e contribuisce a ridurre la pressione sulla pesca tradizionale. Proprio in questi giorni, nei laboratori di Torregrande, l’Imc ospita un gruppo di ricercatori tunisini dell’Institut National des Sciences et Technologies de la Mer per un programma pratico di formazione promosso dalla Fao nell’ambito del progetto MedSudMed, finanziato dal ministero dell’Agricoltura a cui fa riferimento il settore della pesca e dell’acquacoltura. I partecipanti seguono tutte le fasi di allevamento del muggine, con l’obiettivo principale di consolidare le competenze locali e rafforzare la cooperazione scientifica tra i paesi del Mediterraneo. L’esperienza dell’Imc si inserisce nella strategia della Fao e della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo, che punta alla creazione di una rete di centri per l’acquacoltura rigenerativa: un approccio che non si limita alla produzione alimentare, ma mira a migliorare la salute degli ecosistemi, favorendo biodiversità e mitigazione degli effetti climatici.

Di recente, il Centro marino internazionale ha partecipato al workshop organizzato dal nuovo Centro mediterraneo di acquacoltura restaurativa inaugurato a La Ràpita, in Catalogna che ha sempre la regia della Fao. In quell’occasione, il ricercatore Dario Vallainc ha presentato i risultati ottenuti dal centro sardo con l’intervento “Guida pratica all’acquacoltura del cefalo: dalla riproduzione alla coltura delle larve e all’accrescimento”. Un ulteriore passo che conferma l’Imc di Oristano, presieduto da Augusto Navone e diretto da Paolo Mossone, come polo di eccellenza nel Mediterraneo per la ricerca, la formazione e lo sviluppo di un’acquacoltura sostenibile.

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