Finisce in manette dopo la denuncia per maltrattamenti dell’ex, ma le accuse non reggono: scarcerato
Il provvedimento del codice rosso era scattato dopo l’ennesimo sospetto caso di violenza
Oristano Due notti in carcere, accusato dalla ex, poi la libertà. Il provvedimento del codice rosso scattato per l’ennesimo sospetto caso di violenza di genere e maltrattamenti in famiglia stavolta trova l’alt della giudice per le indagini preliminari che, al termine dell’udienza di convalida chiarisce che la situazione è quanto mai confusa e che gli elementi di prova per ora portati a carico del sospettato sono quanto meno contraddittori.
È finita così la settimana da incubo di un 38enne (non indichiamo i nomi dei protagonisti per tutelare eventuali vittime, ndr), che resta indagato ma da una posizione ben diversa e con un primo pronunciamento che quasi ribalta l’iniziale quadro accusatorio descritto dalle forze dell’ordine che avevano operato un arresto in flagranza differita, possibile in occasioni come quella dei maltrattamenti e delle violenze di genere.
L’indagine era partita nella serata di sabato 25 ottobre, quando il 38enne si era presentato a casa dell’ex compagna per portare via gli effetti personali dal momento che la convivenza era terminata. La coppia non andava più d’accordo ed era arrivato il momento di dividere le proprie strade. Solo che c’è stato subito qualche problema e che è stato proprio colui che ora è indagato a chiedere la presenza della polizia perché temeva che la situazione potesse degenerare nel caso in cui ci fosse stata una reazione dell’ex compagna. Davanti agli agenti ha così preso le sue cose e quindi ha lasciato la casa riconsegnando una copia delle chiavi.
La storia sembrava chiusa qui, invece ha avuto una coda in questura dove l’ex convivente di sette anni più piccola ha raccontato di vessazioni, insulti e controllo ossessivo che sarebbero andati avanti da anni, per lo meno dal 2022. A quel punto tutto si è trasformato in qualcosa di molto più grande anche perché esistevano dei messaggi audio e scritti che avrebbero confermato le offese e le presunte minacce. Il giorno dopo l’intervento richiesto dal ragazzo, che all’appuntamento sotto l’appartamento della ex si era recato tra l’altro con un’amica che servisse da testimone di quanto stava accadendo, la polizia si è presentata a casa sua e stavolta non ha chiesto chiarimenti, ma l’ha portato prima in questura per portare avanti le pratiche e quindi nel carcere di Massama, dove ha trascorso il tempo sino all’udienza di convalida di tre giorni fa e quindi nell’attesa che la giudice Federica Fulgheri prendesse una decisione.
La giudice, dopo aver analizzato gli atti, ha accolto le tesi difensive proposte dall’avvocato Gianfranco Siuni. Nel provvedimento si chiarisce che non c’è la necessità di alcuna misura cautelare e che, dall’analisi del corposo compendio di conversazioni whatsapp, emerge il carattere di quella che si può definire come una relazione tossica. Non ci sono riscontri alle dichiarazioni della parte offesa laddove dice che il compagno era spesso ubriaco e che in quelle occasioni gli insulti e le azioni di violenza psicologica erano la norma. Il quadro entro cui si collocava il rapporto tra i due viene definito ambivalente, tanto che le offese e le recriminazioni reciproche che seguivano i continui allontanamenti sarebbero per lo più ascrivibili alla persona offesa e non a colui che era finito in carcere. L’indagine intanto va avanti d’ufficio, perché esiste una denuncia, ma l’indagato può attenderne gli sviluppi fuori dal carcere.
