La Nuova Sardegna

Oristano

Il caso

Consorzio di bonifica dell’Oristanese, il verdetto: Elisabetta Falchi silurata dal Cda

di Michela Cuccu
Consorzio di bonifica dell’Oristanese, il verdetto: Elisabetta Falchi silurata dal Cda

L’ex assessora regionale si difende: «Scelta politica, farò ricorso in tutte le sedi»

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Oristano Il “verdetto” è arrivato. Come ampiamente previsto, il Consiglio dei delegati del Consorzio di bonifica dell’Oristanese ha sancito, nell’ultima seduta, la decadenza di Elisabetta Falchi dalla carica di consigliera. Quello che l’amministrazione definisce un «atto dovuto» per sanare un’incompatibilità legale, viene però rispedito al mittente dall’ormai ex delegata, che annuncia una battaglia legale senza quartiere: «Porterò avanti le mie ragioni nelle sedi opportune», fa sapere attraverso una nota.

La novità principale emersa nelle ultime ore riguarda la natura stessa della contestazione. Secondo Elisabetta Falchi, il provvedimento sarebbe giuridicamente infondato per un motivo preciso: la controversia riguarda i rapporti tra l’Ente e la sua azienda agricola, non la sua persona fisica. «La decisione di farmi decadere è una scelta deliberata, non un obbligo – attacca Falchi, sottolineando come l’intervento sui filari di eucalipti fosse stato delegato a una ditta terza, contrattualmente obbligata a ottenere – tutte le autorizzazioni necessarie». Emergono dubbi anche sulla titolarità delle aree: il Consorzio rivendica la competenza su tre mappali di superficie, ma Elisabetta Falchi ribatte che l’ente non avrebbe certezze documentali sulla proprietà di quei terreni.

Il cuore della denuncia politica resta però il rifiuto della conciliazione. L’azienda Falchi aveva proposto una risoluzione bonaria, strada solitamente caldeggiata per evitare sprechi di denaro pubblico, ma il Consorzio ha preferito la via del contenzioso. Questa accelerazione, secondo l’ex consigliera, conferma il disegno di «creare artificiosamente i presupposti per l’allontanamento di una voce critica». Accusa che il Consorzio aveva a sua volta mosso all’azienda Falchi: «È stato chiesto alla ditta in questione di provvedere al rimborso del valore delle fasce tagliate. A tale richiesta la ditta Falchi ha risposto negando il risarcimento». Falchi lancia un allarme che scuote l’intero sistema democratico dell’ente: se bastasse un contenzioso indiretto per rimuovere un eletto, chiunque potrebbe essere zittito.

«È un precedente pericoloso: ogni consigliere scomodo potrà essere rimosso con un pretesto legale», afferma. Dunque uno s contro destinato a continuare. Nonostante l’estromissione dal Consiglio, la partita resta apertissima. Se da una parte il Consorzio procede convinto di aver tutelato il patrimonio pubblico da un «furto aggravato» di legname (circa 3 mila quintali), dall’altra Elisabetta Falchi promette di continuare la sua attività di vigilanza esterna. La parola passa agli avvocati e, con probabilità, ai giudici. Dal Consorzio, intanto, si registra solo silenzio. Dagli uffici di via Cagliari hanno fatto sapere che non ci sarebbero state ulteriori repliche da parte del presidente Carlo Corrias, anche se non è scontato che dopo l’annuncio di Elisabetta Falchi, decisa a impugnare «in tutte le sedi opportune», gli atti che l’hanno estromessa dal Consiglio, il Cda possa nuovamente dire la sua.

Nel frattempo, Oristano osserva quello che non è più solo un caso amministrativo, ma un vero e proprio terremoto politico che mette a nudo le profonde spaccature all’interno del mondo agricolo sardo e dell’intero territorio.

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