La Nuova Sardegna

Saatchi, si infiamma lo scontro politico

Filippo Peretti

Alla vigilia una nuova bordata di Pili «Ecco i legami con gli amici di Tiscali». La maggioranza punta a ribadire la «censura» votata all'unanimità

19 giugno 2007
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CAGLIARI. Il caso Saatchi arriva oggi nell'aula del consiglio regionale e il clima politico si è infiammato già alla vigilia. Il deputato di Forza Italia Mauro Pili ha tirato fuori un altro documento che, a suo dire, rivela i legami tra alcuni protagonisti della gara d'appalto e la società di Renato Soru, Tiscali. Grande incertezza c'è anche sul dibattito e soprattutto sulla votazione di un documento finale: è in forse l'unanimità raggiunta dalla commissione d'inchiesta. La seduta si aprirà con la relazione della commissione d'inchiesta presieduta da Attilio Dedoni. La relazione riscontra «evidenti anomalie» nella gara, esprime «censura» nei confronti della commissione di gara e soprattutto del suo presidente Fulvio Dettori e invita la giunta Soru ad annullare tutta l'operazione che si era conclusa con l'affidamento della pubblicità istituzionale (56 milioni di euro) alla Saatchi & Saatchi. Solo stamane sarà deciso se Renato Soru interverrà dopo il relatore o a conclusione del dibattito. Il presidente della giunta aveva chiesto di essere sentito dalla commissione Dedoni, ma non era stato accontentato.

Ci sarà battaglia. Il capogruppo della Margherita, Antonio Biancu, ha anticipato che «per quanto ci riguarda condividiamo l'operato della commissione d'inchiesta, che ha dato lettura attenta degli atti». Secondo Biancu le conclusioni cui è pervenuta la commissione «sono equilibrate e moderate e noi vogliamo confermare quel giudizio, che è persino morbido». Il capogruppo dei Ds, Siro Marrocu, conferma il giudizio positivo sull'operato della commissione Dedoni ma non si sbilancia sul documento da votare, forse perché nei Ds c'è chi afferma che le conclusioni («censure» e richieste di annullamento della gara) non devono essere esplicitate. Vogliono invece andare oltre i capigruppo dell'opposizione. Giorgio La Spisa (Forza Italia): «Il consiglio regionale deve indicare non solo responsabilità amministrative ma anche politiche». Evidente che il bersaglio è Soru. Ignazio Artizzu (An): «La conferma della relazione e delle sue conclusioni è il minimo. Noi invitiamo il presidente della giunta a trarre subito le conclusioni politiche annullando la gara». E' possibile che il Centrodestra presenti un ordine del giorno che chiami direttamente in causa la presidenza della giunta. «Non siamo giustizialisti - ha spiegato Artizzu - e non vogliamo interferire nel lavoro della magistratura. Noi diamo giudizi politici». C'è grande attesa sull'atteggiamento di Soru, che sinora ha sempre detto agli alleati di essere tranquillo, anche di fronte all'inchiesta della Procura della Repubblica. Il presidente ha difeso l'operato della commissione di gara e ha rinnovato la fiducia a Dettori, che è anche il direttore generale della Regione (la commissione d'inchiesta ha invitato la giunta a valutare l'opportunità di una sua rimozione).

A complicare ulteriormente il compito di Soru ci si è messo ancora Mauro Pili. Due settimane fa il deputato forzista aveva tirato fuori un documento rimasto «segreto» sia alla commissione d'inchiesta sia alla Procura della Repubblica: l'accordo della Saatchi, comunicato alla Regione, di affidare in subappalto al Consorzo Sardinia Media Factory il 30 per cento dell'appalto (la parte multimediale). Del Consorzio fanno parte società che in qualche modo, chi più chi meno, sono di persone che hanno lavorato o che ancora lavoravano in Tiscali all'epoca del bando. Ora Pili ha scoperto che i domini web di Sardinia Media Factory e poi di Sardiniamultichannel erano stati registrati dal presidente Sergio Benoni direttamente da Tiscali.com, che, secondo il deputato forzista, era la postazione elettronica riservata ai dirigenti della società di Soru. «E' la prova - ha detto - dei rapporti diretti con Tiscali. In altre realtà, si sarebbero già tratte le determinazioni politiche, qui invece si attendono decisioni altrui che invece appartengono alla politica e alle istituzioni democratiche».
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