La Nuova Sardegna

Scuola, geografia tagliata

Fabio Canessa
Scuola, geografia tagliata

Sono diversi i gruppi su Facebook nati in difesa dell’insegnamento della materia negli istituti secondari che rischia di sparire se il Governo darà il via libera alla riforma del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini

04 febbraio 2010
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«Comprati un gps perché nella scuola superiore ti tolgono la geografia». Il più ironico si chiama così, ma sono diversi i gruppi su facebook nati in difesa dell’insegnamento della materia negli istituti secondari che rischia di sparire, del tutto o quasi, se il Governo darà il via libera alla riforma del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini.

La mobilitazione per salvare la geografia dai tagli previsti vede in prima fila l’Aiig (Associazione italiana insegnanti geografia) che ha lanciato un appello sul web, una raccolta di firme a favore della materia in via d’estinzione, contro il ridimensionamento del suo insegnamento nelle scuole. Nell’invito alla sottoscrizione si legge: «Fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo guardando al futuro. Nei nuovi curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali in via di definizione la geografia scompare del tutto o è fortemente penalizzata. I sottoscrittori di questo documento ritengono che privarsi degli strumenti di conoscenza propri della geografia, in una società sempre più globalizzata, significa privare gli studenti di saperi irrinunciabili per affrontare le sfide del mondo contemporaneo».

Un sos che ha raccolto migliaia di adesioni: da grandi nomi, come Folco Quilici e rettori di università, a semplici lavoratori e studenti. Perché la geografia resta una materia ancora amata legata anche al piacere del viaggio, magari rivalutata dopo la scuola dove non ha mai avuto grande fortuna. Spesso ridotta a quello che è solo in parte, a una serie di informazioni sui confini degli Stati o a un elenco di capitali. Nozioni di base, fondamentali, tra l’altro sempre più ignorate. Così Haiti viene scambiata per Tahiti, si parla di Cecoslovacchia anche se da quasi venti anni si è divisa in due stati distinti (la Repubblica Ceca e la Slovacchia), si scopre dai telegiornali dell’esistenza di nazioni come la Cecenia o Timor Est che non si sa bene dove si trovino. E la curiosità di saperlo, di andare a vedere nell’atlante sembra rimasta a pochi.

Ma la geografia è molto di più, cosa che la mobilitazione delle associazioni in sua difesa tiene a sottolineare: «Studiare geografia - spiega in una nota Andrea Olivero, portavoce del Forum Terzo Settore - non vuol dire orientarsi su una cartina alla ricerca dell’itinerario migliore: per fare ciò è probabilmente meglio utilizzare il gps. Ma nessun sistema satellitare fa conoscere i popoli o capire le motivazioni culturali, sociali, politiche o geofisiche che portano alle migrazioni, agli scontri tra etnie, alle guerre. Un esempio per tutti: come comprendere le conseguenze del crollo del Muro senza saper collocare geograficamente Berlino? Confini e nazioni sono in costante mutazione: la geografia è dunque una materia viva, cui il nuovo ordinamento scolastico dovrebbe dedicare più ore anziché tagliarle».
Difficile obbiettare sul valore interdisciplinare della geografia che in una scuola dove manca un vero insegnamento di storia delle religioni ha il compito e il merito di introdurre, perlomeno, alla conoscenza di confessioni e culture diverse. Proprio per questo la geografia meriterebbe probabilmente maggiore considerazione per la possibilità che offre agli studenti di misurarsi e meglio comprendere, in una società multietnica, i fenomeni legati alla globalizzazione e all’immigrazione. Di essere una disciplina importante, anche un deterrente contro lo svilupparsi dell’intolleranza.

E sul piano semplicemente didattico, come studiare altre materie, prima di tutto la storia, senza l’apporto della geografia? La riforma Gelmini sembra evidentemente basarsi sul presupposto che basta studiarla alle scuole elementari e medie. I nuovi regolamenti della riforma scolastica targati Gelmini prevedono infatti un drastico ridimensionamento e in certi casi la cancellazione della materia nelle superiori. Le carte geografiche saranno in pratica eliminate negli istituti professionali e in alcuni tecnici. Mentre nei licei si prevede di ridurne l’insegnamento a un’ora alla settimana contro le due attuali, già relegate nel biennio. E ci dovrebbe essere anche un accorpamento con la storia per un totale di sole tre ore settimanali.

Le associazioni di categoria e chi considera questa materia come fondamentale nella formazione dei giovani non ci stanno e sperano di salvare la geografia dall’estinzione.
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