La Nuova Sardegna

Crisi, famiglie sarde sempre più indebitate

Crisi, famiglie sarde sempre più indebitate

Le famiglie sarde sono sempre più indebitate, colpa della crisi ma anche di strumenti come le carte di credito, armi a doppio taglio: c’è chi le usa anche per la spesa di tutti i giorni. Ma poi gli interessi corrono

10 maggio 2010
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CAGLIARI. Le famiglie ricorrono sempre di più a prestiti delle banche e soprattutto delle finanziarie. Una tendenza segnalata più volte dalla Banca d’Italia che, dopo aver lanciato l’allarme sulle carte di credito revolving, è intervenuta per bloccare le nuove emissioni di carte American Express in Italia. Le famiglie sono vittime della crisi ma anche della giungla di prestiti.

Con la crisi, nel 2009, (dato Istat), il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,8 per cento e la spesa è calata dell’1,95. Non è tutto: il potere di acquisto delle famiglie, cioè il reddito disponibile in termini reali, è calato del 2,6 per cento in un anno. Le conseguenze sono logiche: prosegue la flessione del tasso di investimenti da parte della famiglia media ed è aumentato proprio l’indebitamento sotto l’azione aggressiva di società finanziarie che emettono carte revolving con una linea di credito, in media, da 1.500 a 3.000 euro da rimborsare in “comode” rate. Bankitalia anche in Sardegna è preoccupata dal fenomeno che ha visto scendere in campo persino alcuni colossi della grande distribuzione che si stanno lentamente trasformando da società commerciali in autentiche e proprie società finanziarie. È noto il caso di alcune grandi catene di distribuzione, ampiamente presenti in Sardegna, che emettono una propria carta di credito con la quale si può pagare la spesa fatta al supermercato, (magari passando da una cassa privilegiata, senza code), trascurando il particolare che sul pane e la pasta appena acquistati si pagherà poi un interesse del... 18%.

Nello scorso mese di gennaio le banche hanno sottoscritto un Patto per la famiglia sui mutui, una necessità sia per gli istituti di credito che per i cittadini che non riuscivano a pagare la rate mensile. La sospensione del pagamento per un anno è riservata a coloro che, a partire da gennaio, si sono trovati in condizioni di lavoro peggiorative, (licenziamento ma anche cassa integrazione), tutto per mutui non superiori ai 150 mila euro e con un reddito personale al di sotto dei 40 mila euro. Ma come era accaduto nell’evolversi dalla crisi incominciata dai mutui casa, c’è il timore che il crescente livello del tasso di insolvenza legato alla carte di credito possa aprire un nuovo fronte della crisi economica.

Dopo il richiamo della Banca d’Italia, molte società specializzate nelle carte revolving hanno modificato le condizioni riducendo alcuni costi che restano comunque alti. Vediamo alcuni esempi legati ad alcune società specializzate nelle carte di credito, le cui condizioni sono diverse da quelle emesse dalle banche ordinarie attraverso i circuiti Visa e Mastercard.

Barclays ha tagliato molte spese e ha fissato il tasso (Tan) al 18,99% che in realtà diventa nel tasso globale (il Taeg, cioè l’indicatore da prendere in considerazione per valutare la convenienza del finanziamento), 20,73. Agos, per un fido di 5.000 euro e una rata mensile di 150 euro, applica sulla sua carta un Tan del 18 per cento. American Express, dopo la bufera dei primi di aprile, ha fissato il Tan e il Taeg al 19,99% per linee di credito inferiori ai 5.000 euro. In sostanza tassi molto allineati tra le società principali del settore. C’è anche un’altra faccia della stessa storia: con la crisi le banche concedono prestiti con più difficoltà e questo spinge molti cittadini ad avvicinarsi a fantomatiche società che concedono fidi al limite dell’usura. Negli ultimi dodici anni il reddito disponibile per abitante al Sud e in Sardegna si è mantenuto al di sotto della media nazionale e le variazioni in aumento sono venute nel 2007 per il reddito da lavoro dipendente (+3,6). Il rapporto tra il reddito primario delle famiglie e il Pil della Sardegna non è altissimo come accade in Liguria e Piemonte. Le regioni in cui il rapporto è inferiore sono quelle in cui viene generato più prodotto di quanto non venga attribuito alle famiglie; è il caso di Lazio e Sardegna. Per il Lazio il fenomeno è da imputarsi alla presenza di una forte concentrazione di uffici delle amministrazioni pubbliche centrali. Diverso è il caso della Sardegna in cui gioca un forte ruolo la vocazione turistica.
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