La Nuova Sardegna

Inchiesta P3, Carboni puntava alle bonifiche, indagini sul ruolo dell'Arpas

Elena Laudante
L’ex miniera di Montevecchio
L’ex miniera di Montevecchio

Non le pale eoliche, ma gli ettari delle zone industriali e minierarie del Sulcis Iglesiente e del Guspinese. Pronte magari ad accogliere alberghi di lusso piuttosto che impianti di energia rinnovabile. È il nuovo fronte investigativo nel “caso P3”. Secondo la procura di Cagliari il controllo dell’Arpas era probabilmente finalizzato a condizionare le bonifiche dei terreni. Al centro degli accertamenti, oltre a Flavio Carboni, i suoi collaboratori Ignazio Farris e Pinello Cossu (non indagati)

25 novembre 2010
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CAGLIARI. Non il vento ma la terra. Non le pale eoliche, ma gli ettari delle zone industriali e minierarie del Sulcis Iglesiente e del Guspinese. Pronte, chissà, ad accogliere alberghi di lusso piuttosto che impianti di energia rinnovabile. Ma la parola d'ordine è sempre la stessa: bonifiche.

È solo un'intuizione quella che muove gli inquirenti, ora sulle tracce di un sottobosco poco esplorato e molto redditizio come quello del risanamento delle terre del Sulcis Iglesiente e del Guspinese. Un risanamento imposto per legge a chiunque voglia comprarle per convertirle, in qualsiasi modo: dal turismo alle rinnovabili. È una premessa doverosa per capire su quali direttrici si sposti l'indagine della procura della Repubblica di Cagliari, aperta dal procuratore capo Mauro Mura e dal sostituto Daniele Caria in tempi non sospetti, in estate.

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Al centro degli accertamenti affidati al Corpo Forestale, più che Flavio Carboni ci sono i suoi collaboratori locali, Ignazio Farris e Pinello Cossu (non indagati), coloro che secondo la procura romana supportano l'imprenditore di Torralba nell'affare sporco dell'eolico.

Mettiamo da parte queste ipotesi investigative (tutte da provare), per volgere lo sguardo altrove. All'Arpas, anzitutto. E poi al Consorzio Tea, che si occupa di bonifiche, presieduto da Pinello Cossu, zio dell'amica di Carboni, Antonella Pau.

Partiamo dall'Agenzia regionale per la Protezione dell'Ambiente, presieduta dal 2009 da Farris (ex dirigente della provincia di Cagliari). Quando scoppia la bomba della P3 - aprile - con la diffusione delle prime indiscrezioni sull'indagini del procuratore romano Gian Carlo Capaldo, l'Agenzia è chiamata in causa come se avesse un ruolo nell'iter autorizzativo per gli impianti eolici. Ma non ce l'ha, se non in piccolissima parte. È invece centrale il suo ruolo nelle procedure di "caratterizzazione" e bonifica.

La caratterizzazione è lo studio che deve essere effettuato su un'area per capire se contenga agenti inquinanti. Ha il potere di sancire, l'Arpas, che un determinato sito un tempo industriale o minerario è stato bonificato bene oppure no da chi lo ha comprato. O al contrario, che non necessita di alcun, costoso, intervento.

Perché questo tipo di risanamento comporta oneri elevatissimi. Ed evitarlo crea al contrario un effetto moltiplicatore del guadagno: chi dovesse comprare terreni da bonificare lo farebbe a un prezzo vantaggioso, proprio in virtù della bonifica obbligatoria perché l'area - tutto il Sulcis più il Guspinese - è stata Sito di interesse nazionale (S.i.n.). Zona, cioè, da ripulire dall'eredità di fabbriche e carbone.

Se l'Arpas è l'organismo super partes, dalla Regione preposto a stabilire la bontà delle procedure, ad effettuare quelle bonifiche c'è un consorzio creato nel 2006 (Giunta Soru) dall'unione di privati - la Ati Ifras - e Igea, ente di interventi geo ambientali. Si chiama Consorzio Tea (Territorio, Ambiente, Sviluppo), e secondo quanto ricostruito dagli investigatori è presieduto da Pinello Cossu. Ovviamente essere a capo di un consorzio non è reato. Non è chiaro se al vaglio degli investigatori ci siano procedure specifiche, determinati casi che destano sospetto.

Di certo però c'è che la procura - al momento senza ipotesi di reato, col cosiddetto fascicolo "atti relativi" - sta cercando di capire se si tratti di una vera triangolazione: il presunto interesse di Flavio Carboni per i terreni del Sulcis e di Pula emerso dalle intercettazioni della procura di Roma; la posizione chiave di Farris all'Arpas; il ruolo di Cossu al Consorzio Tea. In questi giorni sono iniziate le audizioni testimoniali, più volte è stato sentito il consigliere comunale di Portoscuso, Angelo Cremone (Idv), ambientalista di ferro.

Inoltre gli inquirenti vogliono capire come e dove vadano i soldi stanziati per le bonifiche, fondi pubblici che però riguardano solo il parco Geominerario (ovviamente escluso dalle mire di imprenditori privati). Per rendere l'idea, basta l'ultima cifra stanziata per l'anno finanziario 2009 dalla legge regionale di bilancio: 7 milioni e 500 mila euro. Soldi che potrebbero essere stati spesi dalla Regione in modo assolutamente indipendente da Arpas e Tea, sotto l'egida del Commissario per l'emergenza ambientale relativamente alle aree minerarie del Sulcis Iglesiente e del Guspinese, il Governatore Ugo Cappellacci.

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