La Nuova Sardegna

Acquistati da un nuovo proprietario i locali che per decenni sono stati il tempio dell’alta moda

«Bruno Mura» chiude la serranda

Paoletta Farina
«Bruno Mura» chiude la serranda

Ancora qualche mese di vita per lo storico negozio di largo Cavallotti

3 MINUTI DI LETTURA





 SASSARI. Non c'è una data ufficiale, ma ancora qualche mese e il negozio di abbigliamento «Bruno Mura» in largo Cavallotti abbasserà le serrande. Il fondatore, scomparso nel 1977, ne aveva fatto il templio del buon gusto rispecchiato anche nelle vetrine, un capolavoro di raffinatezza.  Per uomini e donne un abito, una cravatta, un cappello o una pelliccia acquistata da lui rappresentavano una garanzia di eleganza, ricca sì, ma sempre sobria. Ora gli eredi hanno venduto i locali e Rita Di Battista, che aveva preso le redini del negozio dopo la morte della zia Pierina Foddai, compagna di lavoro di Mura, non rinnoverà il contratto d'affitto: «Devo decidere se aprire altrove, si vedrà». Il nuovo proprietario, l'imprenditore Stefano Poddighe, non annuncia progetti, ma l'intenzione «di mettere a reddito i locali, anche se i tempi non sono i migliori, vista la crisi». Si era parlato di una possibile ristrutturazione come caffetteria, ma Poddighe nega: «Secondo le statistiche, siamo la città con il maggior numero di bar e ristoranti, non mi sembra il caso di aprirne altri».  La signora Rita nei mesi scorsi ha avviato una liquidazione e i clienti, prima di tutto quelli più affezionati, hanno potuto fare incetta di abiti e di pelletteria. Un tuffo tra passato e presente, tra capi vintage e moderni, borse di coccodrillo e colli di volpe in un ambiente che ha conservato i mobili, la tappezzeria, i pavimenti di graniglia, i lampadari di Murano che aveva scelto Bruno Mura.  Rita Di Battista ha tanti ricordi. «Venni in questo negozio per aiutare mia zia, da allora mi sembrò unico e penso che tale sia rimasto». Conserva gelosamente gli album di foto del commerciante, che tornato dalla seconda guerra mondiale e laureato in veterinaria, decise che la sua vita sarebbe stata quella della moda. Nelle immagini in bianco e nero Mura compare con i protagonisti della vita cittadina, sindaci e assessori degli anni dai Cinquanta ai Settanta, con un giovanissimo Aga Khan Karim e il suo braccio destro Paolo Riccardi, durante la presidenza dell'Unione commercianti che fondò con Mario Losa, o mentre ritira i numerosi premi ricevuti grazie alla sua abilità di vetrinista, riconosciuta anche dalla casa cinematografica americana Metro Goldwin Mayer. «Aveva grandi doti artistiche - dice Rita Di Battista - e il senso del bello. Era un po' architetto. So che aveva cominciato nel settore occupandosi di tessuti. Allora l'insegna di largo Cavallotti era «Noce-Mura», poi negli Anni Cinquanta si passò alle confezioni. Il negozio si estendeva per tutto il pian terreno della palazzina e proponeva abbigliamento maschile e femminile. «Biemme», così si chiamava». «Fu Bruno Mura a portare le prime calze di seta con la riga, qui si vendevano i vestiti delle sorelle Fontana, di Carvin e Cardin e Dior, della sartoria Avolio di Milano e di Sarli - rammenta la signora Rita -. E poi i capi inglesi, allora il top dell'eleganza maschile. Certo ora il gusto è cambiato e a volte mi sembra che la gente non apprezzi questo tipo di vestiario classico. Lui ne sarebbe stato dispiaciuto».
Primo piano
Il caso

Natalità, l’isola ultima in Italia: «I bonus bebè non bastano»

di Federico Spano
Le nostre iniziative