La conquista catalano-aragonese
Manlio Brigaglia
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Una stampa storica disegnata da Giuseppe Cominotti «La Sardegna, tutta la storia in mille domande», domani il quinto volume
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SASSARI. Perfino ai tempi di Franco chiamare «spagnolo» un catalano, a Barcellona, suscitava scomuniche. La Catalogna e poi quella che si è chiamata Spagna (e ha compreso, come Stato, anche la Catalogna) sono state sempre due cose diverse. All'inizio due Stati diversi, poi sempre due «nazioni» diverse, ognuna con la sua civiltà, la sua storia, i suoi costumi, la sua lingua. Ecco perché anche quando si ripercorre la storia della Sardegna bisogna sempre distinguere fra una Sardegna «catalano-aragonese» e una Sardegna «spagnola». Così si è fatto anche nella collana «La Sardegna. Tutta la storia in mille domande» che la Biblioteca della Nuova Sardegna sta pubblicando da qualche settimana. Dopo il quarto volume, di Alessandro Soddu, dedicato ai quasi mille anni che vanno dalla caduta dell'Impero romano di Occidente alla fine della Sardegna dei Giudici, segue ora questo, da domani in edicola con il giornale: scritto da Mauro G. Sanna, intitolato «La conquista catalano-aragonese», va dal 1323, sbarco di un grande corpo di spedizione nell'isola, che qualche anno prima papa Bonifacio VIII ha dato in feudo a Giacomo II d'Aragona, sino al 1478, l'anno della battaglia di Macomer, in cui uno degli ultimi discendenti dei giudici d'Arborea, Leonardo Alagon, che è riuscito a fare ribellare contro gli Aragonesi quasi tutta la Sardegna, viene vinto e fatto prigioniero. Nel frattempo nella penisola iberica Ferdinando II re d'Aragona ha sposato Isabella regina di Castiglia: dall'unione dei loro regni nasce, nel 1479, il regno di Spagna. I centocinquant'anni catalano-aragonesi sono quasi tutti anni di guerra. La conquista della Sardegna, che all'inizio sembra così facile, perché Alfonso batte i Pisani di Cagliari in una grande battaglia e si impadronisce di Villa di Chiesa (Iglesias), si rivela presto irta di difficoltà perché i Genovesi, in guerra con Aragona, sollevano la Sardegna: nel giro di meno di dieci anni Sassari si ribella tre volte. Alghero, città-fortezza dei Doria, caccia i conquistatori e si arrende per fame soltanto dopo un lungo assedio, comandato dallo stesso re Pietro il Cerimonioso, venuto in Sardegna a domare quei nuovi sudditi così poco remissivi dal 1355 sarà ripopolata da coloni catalani che le lasceranno un' indelebile impronta, capace di resistere anche quando la città aprirà le porte ai sardi: Almeno sino al 1412 si combatte nell'isola una specie di guerra di liberazione nazionale, i cui eroi sono Mariano IV d'Arborea e la grande giudicessa Eleonora, sua figlia, che nel 1392 completa e promulga la «Carta de logu» di suo padre, conquistandosi lunga fama di saggia legislatrice. Il marchese di Oristano Leonardo Alagon solleverà contro gli Aragonesi, sessant'anni più tardi, le insegne con l'albero diradicato ma, vinto a Macomer, andrà a morire nel grande castello-carcere di Xàtiva dopo sedici anni di prigionia. Comincia «l'età spagnola». Queste vicende le racconta con riconosciuta intelligenza storica Mauro G. Sanna, dottore di ricerca in Storia medievala, che insegna nell'Università di Sassari ed è autore di numerosi saggi, in particolare su Innocenzo III e la Sardegna, sulla «cronotassi» (cioè la serie dinastica) dei giudici di Torres, e sulla vita di Enzo di Svevia, re di Sardegna.