La Nuova Sardegna

Ad Alghero riscoppiò l'amore con Richard Burton

Gianni Olla
Una fotografia dell’attrice A destra due immagini dal film
Una fotografia dell’attrice A destra due immagini dal film

Nel 1967 la coppia girò a Capo Caccia «La scogliera dei desideri»

26 marzo 2011
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Una donna, ex attrice, vive in una villa a picco sul mare, circondata da domestici che tiranneggia a suo piacimento. Ha avuto sei mariti, di cui cinque miliardari e il sesto poeta. Tutti le hanno lasciato da vivere in abbondanza, ma anche in tristezza, accentuata dalla sua salute precaria e da una solitudine senza scampo. L'unica compagnia è un registratore, in cui riversa le proprie memorie. Un giorno arriva alla villa un poeta che ha sempre vissuto vagabondando e assistendo, dietro lauti compensi, delle persone moribonde e in cerca di affetti. A questi la donna rivela di essere prossima a morire e accetta la sua compagnia che ben presto si trasforma in anche in un affetto profondo.  Il mare è quello di Alghero, i personaggi principali di questa vicenda, che è poi un film, «La scogliera dei desideri», sono interpretati da Elizabeth Taylor e Richard Burton. Nel 1967, quando si svolsero le riprese (la pellicola fu proiettata in Italia nell'autunno del 1968), i due attori avevano rispettivamente 36 anni (lei) e 43 (lui); si erano innamorati sul set di «Cleopatra», poi sposati, quindi divorziati in malo modo.  Si rividero sul set algherese, e finirono per innamorarsi di nuovo, e di nuovo convolarono a nozze. Fu l'ottava volta per Liz, la cui carriera, piena di bellezza, ricchezza e solitudine, si specchiava nel personaggio del film che Losey ricavò da un dramma non troppo fortunato dell'amico Tennessee Williams, «Il carretto del latte non ferma più qui», il cui significato è più o meno «siamo alla frutta». Williams scrisse anche la sceneggiatura, in origine destinata ad essere girata a Capri, fin dai primi del Novecento luogo canonico della "dolce vita" artistica di poeti, scrittori, pittori, e poi di registi e attori "hollywoodiani".  Ma nel 1967, le ambite solitudini dei ricchi erano già state messe a dura prova dalla diffusione di massa della "dolce vita" turistica e "caciarona". Fu scartata, per eccesso di fama e di gente, anche la Costa Smeralda, e si ricorse allo straordinario paesaggio marino e costiero di Alghero non solo per la sua ricettività turistica di alto livello e ben conosciuta nel mondo, ma anche per la somiglianza delle sue coste con il paesaggio marino dell'isola antistante Napoli. Non è neanche un caso che il regista, dopo essersi estasiato durante una tempesta provocata dal maestrale, che aveva provocato onde altissime, decise che il titolo doveva essere «Boom», dal rumore delle onde che s'infrangono sulle scogliere. Restò comunque un titolo misterioso che, in quasi tutti i paesi non di lingua inglese, fu modificato. In Italia divenne «La scogliera dei desideri», un buon compromesso.  Nel film non è mai citata la località sarda, ma nel porticciolo in cui sbarca il "mago della morte", ovvero Richard Burton - si tratta di un approdo a sud di Capo Caccia, da cui parte ancora la barca per le grotte del Nettuno - si nota, come insegna di una baracca adibita a bar, la scritta Birra Ichnusa. Inoltre in una sequenza di raccordo, si vede la vecchia miniera dell'Argentiera. Forse fu una scelta di Richard Burton, memore del suo passato di figlio di minatore del Galles. È anche evidente che i sardi coinvolti nell'operazione furono tanti ma nei titoli di testa compare solo il nome di Bruno Dettori, di cui sarebbe forse interessante riportare le testimonianze.  Nella Riviera del Corallo i due lasciarono buoni ricordi, senza lasciti rissosi, così comuni nella loro precedente e futura convivenza nuziale. Ma nonostante la fama divistica, ancora in crescita esponenziale, il film non ha mai fatto parte della "mitologia" cinematografica sarda. In parte perché questo immaginario paraturistico, era appena agli inizi (lo stesso anno Orson Welles si preparava a girare una pellicola nell'Iglesiente), in parte perché la pellicola fu un fiasco commerciale che neanche la regia di Losey, autore celebratissimo, riuscì a salvare. Secondo lo scrittore Williams, furono proprio gli attori a rovinare il film: «Liz Taylor era troppo giovane e Richard Burton troppo vecchio». Lui avrebbe scelto Bette Davis e Robert Redford. Non fu ascoltato, forse perché anche la Universal puntava a rimettere in senso almeno il sodalizio scenico tra la Taylor e Burton. Ma forse, tra le ragioni del fiasco c'era la "verbosità" del testo teatrale, anch'esso portato in scena a Spoleto, senza successo, nel 1962, e riproposto, dieci anni fa, a Milano. Il pubblico disertò di nuovo.

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