La Nuova Sardegna

Pacifista ucciso, la sua compagna da Cagliari a Gaza

Elena Laudante
<strong>Glaudia Milani</strong> A Gaza con Vittorio, sopra, e con bambine palestinesi
Glaudia Milani A Gaza con Vittorio, sopra, e con bambine palestinesi

La compagna di Vittorio Arrigoni, la cagliaritana Claudia Milani, è partita alla volta della Palestina per far rispettare le ultime volontà del giovane pacifista

17 aprile 2011
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. L'orrore che l'ha travolta ha reso la sua voce roca ancora più ferma. «Il corpo di Vittorio non deve passare su territorio israeliano, ma soltanto dal valico di Rafah verso l'Egitto. Sono le sue volontà, non le mie o della famiglia». Claudia Milani, 33 anni, avvocato cagliaritano, condivideva col pacifista ucciso a Gaza l'amore per la difesa dei diritti umani e la speranza di una vita assieme. Era la sua compagna dal novembre 2009, quando Arrigoni era venuto in Sardegna per presentare il suo libro. E in un certo senso, lo resterà per sempre.

Dopo ventiquattr'ore di dolore e telefonate tra l'Italia e la Striscia, fino a quando un'amica da Gaza le ha confermato di aver visto la salma del suo uomo, Claudia riacquista il tono duro di chi ha un compito da assolvere. Anzi due. Il primo è andare al Cairo, oggi, per avvicinarsi al suo corpo e fare in modo che venga portato fuori dal suolo palestinese senza toccare la terra di David. «Sua madre è d'accordo con me. Lui avrebbe voluto così». Perché «Vittorio appartiene al popolo palestinese, e non abbiamo bisogno delle condoglianze del presidente Napolitano», ha sottolineato Giuliano Deroma, amico di Arrigoni.

Nel suo nome Claudia continuerà a ripetete che Vittorio Arrigoni, 36 anni, «aveva messo la sua vita a disposizione del popolo e dei bambini palestinesi, per la difesa dei diritti umani contro la violazioni continue del diritto internazionale da parte di Israele». Lo dice come se leggesse il proclama che racchiude la storia di Vik - così lo chiamavano i palestinesi che aiutava - l'attivista che conosceva, inizialmente, solo per il suo impegno di scudo umano.
Era stato l'unico occidentale nella Striscia durante i bombardamenti israeliani di "Piombo Fuso", tra dicembre 2008 e gennaio 2009.

«Restiamo umani», scriveva alla fine di ogni corrispondenza, divenuto quasi un imperativo per Claudia. Frase che ha dato il titolo al libro che l'aveva portato proprio in Sardegna, alla facoltà di Scienze politiche di Cagliari, nel novembre 2009, e poi nel locale di riferimento del panorama alternativo del capoluogo, il Tierremambotango, a Castello, dell'ex brigatista Giuliano Deroma. La sua amica Claudia aveva organizzato un convegno dedicato all'esperienza di Arrigoni ma soprattutto alla Palestina, e in quei giorni erano diventati, metaforicamente, inseparabili. Perché era tornato a Gaza, dove la compagna l'aveva raggiunto a gennaio 2011, per due settimane di immersione nel suo quotidiano.

«L'ultima volta che l'ho sentito?», tenta di rispondere, ma solo per educazione. «Ma ci sentivamo sempre. Abbiamo parlato il giorno prima che lo rapissero. Non aveva paura, questo no, ma era felice perché stava per uscire. Dovevamo incontrarci». "Uscire", il verbo che tradisce la loro convinzione comune: la Striscia è la prigione dalla quale si deve, appunto, andare via. Non se la sente ora Claudia di parlare del loro rapporto, «che deve restare privato». Perché quasi era un tutt'uno col loro ruolo pubblico. Lui da militante divenuto giornalista per il Manifesto e blogger seguitissimo, fonte per chi volesse avere un occhio su Gaza City. Lei, come rappresentante in Sardegna di Amnesty International, un impegno che proprio il giorno del sequestro e dell'orrore, l'ha portata a Napoli dov'è stata raggiunta dalla notizia del rapimento, giovedì sera, quando è apparsa sulle home page dei siti.

«Non ci volevamo credere», spiega Tiziana, anche lei di Amnesty, che era con Claudia in Campania. «Ha iniziato a chiamare mezzo mondo, poi di notte, verso l'una, è arrivata la telefonata di una sua amica di Gaza, Sara, collega di Vittorio. Era in ospedale: ha visto la salma e ha fatto il riconoscimento». Quando è arrivata la chiamata della Farnesina, ogni speranza si è dissolta. È tornata di corsa in Sardegna, anche se per un attimo - ferma a Fiumicino in attesa del volo per Cagliari - stava per comprare il biglietto per il Cairo. Dove volerà oggi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative