La Nuova Sardegna

La disperata protesta di un operaio egiziano che da mesi non percepisce stipendio

«Voglio i miei soldi o giuro che mi butto»

La protesta dell’operaio egiziano (foto Cossu)
La protesta dell’operaio egiziano (foto Cossu)

26 ottobre 2011
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 NUORO. Questa volta si chiama Abba e ha iniziato a lavorare in città dal dicembre dello scorso anno. Ha sessant'anni e lavora come muratore in un cantiere edile in via Maddalena. Decine di appartamenti in costruzione ai piedi della collina di Biscollai. La gru è sempre la stessa alla quale qualche mese fa si è arrampicato un altro operaio, sempre egiziano, che reclamava tre stipendi mai percepiti. Ieri la protesta era tutta di Abba assunto con regolare contratto ma da mesi senza compenso.  «Mi deve quattordicimila euro» urlava l'uomo in un italiano stentato dall'alto dell'impalcatura in ferro, minacciando di buttarsi giù. Un poliziotto della Volante lo raggiunge e lo convince a scendere. «Non ne varrebbe la pena» gli dice e lui si fa guidare sottolineando che quei soldi sono suoi, se li è lavorati duramente. L'uomo ha famiglia in Egitto, deve pensare a mandare avanti sei figli. Il datore di lavoro di Abba è stato rintracciato. Anche lui lo aspetta in strada. Gli promette che avrà presto i suoi soldi, qualcuno garantirà per lui. Giù in fondo alla via chiusa c'è anche un sindacalista che invita l'operaio a seguirlo.  Penserà a tutelarlo così come ha fatto con altri operai, sia stranieri che di nazionalità italiana che, come ha voluto evidenziare Abba «non hanno però mai avuto problemi di questo tipo». (k.s.)
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