La Nuova Sardegna

Artisti emergenti, al via il Premio Magnani

Anna Sanna
Artisti emergenti, al via il Premio Magnani

Torna a Sassari il premio intitolato al critico scomparso, le opere alla Frumentaria

09 novembre 2011
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SASSARI. Stupore è la capacità di meravigliarsi per i piccoli avvenimenti della vita quotidiana, ma anche scuotersi dall’assuefazione della modernità, che propone - ormai come acquisite e quindi accettabili - notizie e immagini terribili davanti alle quali bisognerebbe invece risvegliarsi e reagire. Ed è incentrata proprio sulla riscoperta, sull’importanza di vedere le cose sotto una luce diversa, l’edizione 2011 del Premio Marco Magnani, dedicata al critico e storico dell’arte sassarese scomparso nel 2003. A partire da venerdì e fino al 3 dicembre, il Palazzo della Frumentaria ospiterà le opere degli artisti vincitori del premio, raccolte nella mostra «Lo stupore».

La manifestazione, organizzata dall’Associazione Marco Magnani con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Sassari, la Fondazione Banco di Sardegna e l’Assessorato alla Cultura della Provincia, dal 2006 si rivolge ai giovani artisti e curatori che operano nell’arte contemporanea, in memoria dell’attenzione da sempre riservata da Magnani ai talenti presenti sul territorio. I curatori che hanno selezionato i vincitori del premio, giunto all’ottava edizione, provengono da due importanti centri d’arte internazionali: Marco Casanova, direttore del Cact (Centro arte contemporanea Ticino, Svizzera), e Edi Muka, co-direttore del Tica (Tirana institut of contemporary art, Albania).

Gli artisti sono quasi tutti stranieri e arrivano da diversi angoli del mondo: così Silva Agostini, albanese, e Jon Campbell, americano, vivono a Berlino; Kane Caddoo vive in Italia ma ha origini irlandesi; Armando Lulaj, albanese, vive tra l’Italia e l’Albania, Andrea La Rocca invece è italiano ma ha lasciato la Sicilia per stabilirsi nella Marche. Infine, Barbad Golshiri, iraniano, vive tra Teheran e l’Europa. Sei giovani talenti, abituati a toccare con mano nuove realtà, tutti accomunati dalla curiosità per il nuovo e per la scoperta dell’altro, che hanno trascorso un periodo di quindici giorni in provincia di Sassari, confrontandosi con la Sardegna e traendone spunti per il loro lavoro artistico. Dalle loro impressioni e percezioni, dallo “stupore” davanti alle peculiarità di una terra differente da quella d’origine, prendono spunto le opere che saranno allestite alla Frumentaria. Silva Agostini, per esempio, ha scelto di concentrarsi sull’isola più arcaica, trasferendo in un video le sensazioni provate al sito di Monte d’Accoddi, simbolo del passato che riemerge, del trascorrere del tempo. Jon Campbell ha voluto rappresentare attraverso ricerche pittoriche il suo rapporto con il cielo e il mare della Sardegna.

Si va poi dalla rivisitazione della street art, tra tradizione e modernità, di Kane Caddoo, alla riflessione sulla società massificante di Armando Lulaj, fino all’installazione ancora segreta dell’unico italiano, Andrea La Rocca, che si propone come mistero da scoprire. L’eco della dittatura che attanaglia l’Iran irrompe invece nell’arte di Golshiri, artista contro il regime: un tappeto persiano si fa scultura diventando un uomo impiccato al suo stesso turbante, copricapo caratteristico dei mullah, simbolo di oppressione. Un’opera che racconta la tragedia del suo Paese, ma anche oscuro paradigma della vera natura di tutte le rivoluzioni. Inevitabilmente segnate, come dimostrano i recenti avvenimenti della guerra di Libia e della Primavera araba, da due aspetti: la ricerca della libertà e la violenza che accompagna la faticosa strada per raggiungerla.
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