La Nuova Sardegna

Sul futuro dei fari incombe la speculazione

Gruppo d'Intervento Giuridico

Dalla Regione un atteggiamento ambiguo, gli ecologisti vigileranno

24 gennaio 2012
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L'annuncio è di quelli eclatanti, tanto da aver catturato l'attenzione anche della stampa nazionale (vds. la Repubblica, 30/12/2011, "I guardiani del mare diventano resort, la seconda vita dei fari in Sardegna"): la Giunta regionale, con la deliberazione n. 53/26 del 23 dicembre 2011, ha affidato all'Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna ben tredici "siti dove sono presenti fari, semafori, torri costiere, immobili e infrastrutture di proprietà regionale... per la loro gestione al fine di provvedere all'elaborazione di un programma dettagliato per la loro valorizzazione, oltre che per assicurare la loro gestione curando anche eventuali procedimenti pubblici per l'affidamento in concessione degli immobili". Tra gli immobili concessi in gestione alla Conservatoria delle Coste spiccano i fari di Santa Maria e Razzòli (La Maddalena), Capo d'Orso (Palau), Capo Mannu (San Vero Milis), Torregrande (Oristano) e le ex stazioni segnali e semaforiche di Punta Scorno (Isola dell'Asinara), Capo Sperone (Sant'Antioco), Capo Sant'Elia (Cagliari), Testiccioli (La Maddalena, Capo Figari (Golfo Aranci). Le intenzioni della Regione sembrano chiare: puntare alla "valorizzazione" di fari e stazioni parzialmente o completamente dismesse dall'originario utilizzo militare per favorire la realizzazione di resort di lusso. Il modello è quel "Luxury Guest House Faro di Capo Spartivento" realizzato dall'imprenditore Alessio Raggio nella parte non più in uso alla Marina Militare dell'omonimo faro (Domus de Maria), previa locazione pluriennale da parte dell'Agenzia del Demanio. Qui sorgono alcuni problemi e diverse perplessità. In primo luogo, la Regione finge di non sapere che il suo lassismo ha consentito la predisposizione di un piano apparentemente unitario della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza per la realizzazione di reti integrate di radar comprendenti una quindicina di impianti.  Uno di quelli già operativi è ubicato proprio presso il faro-stazione di Capo S. Elia. La Giunta Cappellacci pensa forse che qualcuno voglia "fare turismo" con due bei radar subito fuori le finestre? Altro dubbio pesante riguarda la sostanziale privatizzazione che deriverebbe dalla concessione a qualsiasi titolo a privati dei fari e stazioni di segnalazione: si abbia il coraggio di dire apertamente che la Regione vuol "fare cassa" e attirare quel turismo d'alto livello (e dal portafoglio gonfio) già presente al "Capo Spartivento". Non faccia dichiarazioni quali "gestire in modo oculato il nostro ricco patrimonio, vuol dire permettere ai sardi di godere delle incontaminate bellezze della nostra terra" (Rassu), perché lo stragrande numero dei sardi vedrà fari e stazioni trasformati in hotel esclusivi solo da lontano, con il binocolo. Realtà ben distante da quanto dovrebbe costituire l'obiettivo di quella Conservatoria delle coste nata nel 2005-2006 per finalità molto diverse. Proposta e sostenuta con forza proprio dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico all'Amministrazione Soru sul modello del francese Conservatoire du Littoral per l'acquisizione e la gestione dei tratti più importanti delle coste sarde, non le è mai stato consentito di svolgere a fondo il proprio compito, finora non gestisce tratti significativi di coste ma vien quasi ridotta a "piazzista". C'è molto da rivedere nella politica ambientale della Regione e l'intento ecologista sarà quello di prevenire ogni speculazione. *
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